Mattarella, discorso integrale 25 aprile: «Doverosa l'unità sull'antifascismo. L'Italia era sottomessa a Hitler, pietà mai prevista»

Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alle celebrazioni nel paesino in provincia di Arezzo

Video

«Siamo qui riuniti per celebrare il 25 Aprile - l'anniversario della Liberazione - a Civitella in Val di Chiana, a ottant'anni dalla terribile, disumana, strage nazifascista perpetrata, in questo territorio, sulla popolazione inerme». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alle celebrazioni nel paesino in provincia di Arezzo, sottolineando che «gli eccidi avvennero, oltre che a Civitella, a Cornia, dove la crudeltà dei soldati della famigerata divisione Goring si sfogò in maniera particolarmente brutale, con stupri e uccisioni di bambini».

25 Aprile a Porta San Paolo, momenti di tenzione tra manifestanti pro Israele e pro Palestina

 

L'eccidio a San Pancrazio

«Nella stessa giornata - ha ricordato il capo dello Stato - si compiva, non lontano da qui, un altro eccidio, a San Pancrazio, dove furono sterminate oltre settanta persone. Come è testimoniato dai documenti processuali, gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l'inganno e con il tradimento della parola. Si attese, cinicamente, la festa dei Santi Pietro e Paolo per essere sicuri di poter effettuare un più numeroso rastrellamento di popolazione civile».

Video

 

Le vittime

«La tragica contabilità del 29 giugno del '44, in queste terre racconta di circa 250 persone assassinate - ha continuato Mattarella -. Tra queste, donne, anziani, sacerdoti e oltre dieci minorenni. Il più piccolo, Gloriano Polletti, aveva solo un anno. Maria Luisa Lammioni due. Il parroco di Civitella, don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, Don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita, per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi anch'essi, insieme agli altri. Alcuni ostaggi, destinati alla morte, rimasero feriti o riuscirono a fuggire. Nei loro occhi, stupefatti e impauriti, rimarrà per sempre impresso il ricordo di quel giorno di morte e di orrore».

 

25 aprile, Mattarella ad altare Patria con massime cariche istituzionali

«Sono venuto, oggi, qui a Civitella - uno dei luoghi simbolo della barbarie nazifascista - per fare memoria di tutte le vittime dei crimini di guerra trucidate in quel 1944, sul territorio nazionale e all'estero».

 

La violenza nazifascista

«Non c'è parte del suolo italiano - con la sola eccezione della Sardegna - che non abbia patito la violenza nazifascista contro i civili e non abbia pianto sulle spoglie dei propri concittadini brutalmente uccisi», ha aggiunto il capo dello Stato, sottolineando che la Toscana "è tra quelle che hanno pagato il più alto tributo di sangue innocente, insieme all'Emilia Romagna e al Piemonte. La magistratura militare e gli storici - ha rimarcato -, dopo un difficile lavoro di ricerca, durato decenni, hanno, finora, documentato sul territorio italiano cinquemila crudeli e infami episodi di eccidi, rappresaglie, esecuzioni sommarie».

 

Il regime di terrore

«Con queste barbare uccisioni, nella loro strategia di morte, i nazifascisti cercavano di fare terra bruciata attorno ai partigiani per proteggere la ritirata tedesca, di instaurare un regime di terrore nei confronti dei civili perché non si unissero ai partigiani, di operare vendette nei confronti di un popolo considerato inferiore da alleato e, dopo l'armistizio, traditore».

«Si trattò di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola internazionale e all'onore militare e, ancor di più, ai principi di umanità - ha aggiunto -. Nessuna ragione, militare o di qualunque altro genere, può infatti essere invocata per giustificare l'uccisione di ostaggi e di prigionieri inermi».

«I nazifascisti ne erano ben consapevoli - ha sottolineato Mattarella -: i corpi dei partigiani combattenti, catturati, torturati e giustiziati, dovevano rimanere esposti per giorni, come sinistro monito per la popolazione.

Ma le stragi di civili cercavano di tenerle nascoste e occultate, le vittime sepolte o bruciate. Non si sa se per un senso intimo di disonore o per evitare d'incorrere nei rigori di una futura giustizia, o, ancora, per non destare ulteriori sentimenti di rivolta tra gli italiani».

«Occorre - oggi e in futuro - far memoria di quelle stragi» nazifasciste «e di quelle vittime e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c'è futuro».

  

La strage di Marzabotto

«All'infamia della strage di Marzabotto, la più grande compiuta in Italia, seguì un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l'innegabile, provando a smentire l'accaduto, cercando di definire false le notizie dell'eccidio e irridendo i testimoni». 

 

Il rapporto con la Germania

«Totalmente sottomessa alla Germania imperialista di Hitler, l'Italia fascista, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo. Ebbe a notare, con precisione, Luigi Salvatorelli: 'Con la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto…'". 

«Il fascismo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani. Come ci ricorda il prossimo centenario dell'assassinio di Giacomo Matteotti». 

 

Il fascismo

«Essere pietosi verso altri esseri umani era di per sé una manifestazione di antifascismo e di resistenza, quale che ne fosse l'ispirazione, laica o religiosa. Il fascismo aveva insita la ideologia della violenza, la pietà non era prevista…". Lo ha detto il presidente della Repubblica citando le parole dello storico Claudio Pavone nel suo discorso a Civitella Val di Chiana. «La Resistenza, nelle sue forme così diverse, contribuì in misura notevole all'avanzata degli Alleati e alla sconfitta del nazifascismo», ha aggiunto il capo dello Stato.

«Intorno all'antifascismo è possibile e doverosa l'unità popolare, senza compromettere d'altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico». Lo ha detto il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, citando le parole di Aldo Moro pronunciate nel 1975 durante la celebrazione della festa della liberazione a Civitella Val di Chiana.

 

La Resistenza

«A differenza dei loro nemici, imbevuti del culto macabro della morte e della guerra, i patrioti della Resistenza fecero uso delle armi perché un giorno queste tacessero e il mondo fosse finalmente contrassegnato dalla pace, dalla libertà, dalla giustizia. Oggi, in un tempo di grande preoccupazione, segnato, in Europa e ai suoi confini, da aggressioni, guerre e violenze, confidiamo in quella speranza». Lo ha sottolineato il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, chiudendo il suo intervento in occasione della festa della liberazione quest'anno celebrata a Civitella Val di Chiana.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Aprile 2024, 09:12
© RIPRODUZIONE RISERVATA