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Alla baase dell'omicidio, secondo gli inquirenti, ci sono i soldi: la vittima era coinvolta in un giro d'affari illecito assieme al mandante, un uomo che aveva conosciuto già negli anni Ottanta ma col quale non aveva un rapporto diretto in questo momento. Ed è questo che ha reso più difficile ricostruire i legami e risalire ai responsabili.
I carabinieri hanno anche scoperto il motivo degli undici colpi esplosi contro Carbone, una numero che in un primo momento aveva fatto pensare a un dilettante. In realtà il motivo sarebbe tecnico: la pistola del killer si è inceppata al terzo sparo, per questo ha dovuto finire il suo obiettivo con un'altra arma che aveva con sé.
KILLER INCASTRATO DA TUTA A STRISCE I due uomini arrestati per l'omicidio del 63enne Donato Carbone a Cernusco sul Naviglio (Milano) sono Leonardo La Grassa, trapanese di 72 anni, ed Edoardo Sabbatino, palermitano di 56. La Grassa è il mandante ma ha partecipato ai sopralluoghi per l'omicidio, ha accompagnato il killer sul posto e ha ritirato le sue armi subito dopo.
Nell'ordinanza si legge che la sua identificazione è stata «piuttosto semplice» perché aveva già trascorso un periodo ai domiciliari a Cologno Monzese e perché aveva fatto i sopralluoghi usando l'auto intestata alla moglie ed era stato registrato dal sistema conta-targa. Sabbatino è invece l'autore materiale: a incastrarlo sono state le immagini delle telecamere della zona, che lo hanno filmato con una riconoscibilissima tuta con due strisce orizzontali.
Inoltre l'assassino ha dovuto chiedere a una inquilina del palazzo di aprirgli il portone per uscire, avendo calcolato male i tempi nonostante il sopralluogo.
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Novembre 2019, 16:40
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