Il caso Salis arriva all’Eurocamera
Il padre: «Si inizia a vedere la luce»

Lunedì il dibattito a Strasburgo. Visita in carcere del papà: «La chiamano Giovanna d’Arco»

Il caso Salis arriva all’Eurocamera Il padre: «Si inizia a vedere la luce»

di Giammarco Oberto

I legali di Ilaria Salis stanno valutando la possibilità di fare ricorso immediato alla Corte europea dei diritti dell’uomo, «data la violazione evidente dell’articolo 3» della Convenzione: quello che recita “nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”. «La violazione è palese, visto come è stata portata con un guinzaglio in aula», ha sottolineato Eugenio Losco, uno degli avvocati della maestra 39enne detenuta a Budapest. «Nel frattempo cerchiamo di capire in cosa consiste l'impegno del governo per arrivare all'obiettivo degli arresti domiciliari».

Ma intanto il caso Salis è già un affaire europeo. Lunedì pomeriggio - secondo fonti parlamentari - alla plenaria dell’Eurocamera di Strasburgo si dovrebbe tenere un dibattito, preceduto da un intervento di un rappresentante della Commissione Ue, sulla vicenda che ha riportato alla ribalta dell’agenda europea la violazione dei diritti umani nelle carceri ungheresi, che a Budapest è già costata altre condanne in passato. Accuse che il governo magiaro respinge con forza: nelle carceri sono assicurate «condizioni coerenti con quanto previsto dalla Convezione europea sui diritti dell'uomo, dalla raccomandazione delle Nazioni Unite e dal Consiglio d'Europa sulle regole penitenziarie europee» è la nota del ministero di giustizia e dell'amministrazione penitenziaria ungheresi.

E in effetti ieri nella sua prima visita alla figlia nel carcere di Budapest Roberto Salis l’ha trovata bene, ha raccontato. Da sottolineare però che la detenuta è stata spostata di cella poco prima dell’incontro con il papà. «Le compagne di cella la chiamano Giovanna d'Arco, probabilmente perché è riuscita a ottenere delle cose che loro non erano in grado di ottenere» ha detto ai cronisti. Gli sviluppi della vicenda però lo hanno reso più ottimista: «Si inizia a vedere un po' di luce». Ma la strada per riportare Ilaria in Italia è sempre accidentata. I giudici ungheresi hanno già respinto nel giugno scorso la richiesta per il suo trasferimento agli arresti domiciliari in Italia: il motivo addotto era il pericolo di fuga. Ora la richiesta potrebbe essere rivalutata solo a seguito di una preventiva applicazione dei domiciliari in Ungheria, su decisione dei giudici: solo dopo questo passo si potrebbe prendere in considerazione la possibilità di applicare la decisione quadro del Consiglio europeo per il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle “misure alternative alla detenzione cautelare”.

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Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Febbraio 2024, 06:00