La mente era nella Locride, gli affari in tutta Europa: dall’Italia alla Germania, dal Portogallo al Belgio. Con fiumi di cocaina acquistati in monopolio dal Sudamerica (3 tonnellate sequestrate in Italia, altre 20 dai ad Anversa e Rotterdam), soldi contanti, circa 22 milioni di euro, che per due anni hanno viaggiato nei “pick-up money”, reinvestiti nei locali di mezza Europa, che, infine, grazie al “nero” alimentavano la macchina del business. Parte dalla Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, in collegamento con le procure distrettuali di Genova e Milano, la procura federale Belga e le autorità giudiziarie tedesche, l’inchiesta “Eureka” che ha interrotto il business dell’ndrangheta. Sono oltre 200 gli arresti tra Italia, Germania e Belgio e anche in Australia, 150 perquisizioni, eseguite in Spagna, Portogallo, Francia, Romania e Slovenia. Venticinque milioni di beni sequestrati: in Calabria, in Portogallo e il «Café In Srl» a Roma, che gestiva, anche, il ristorante Pallotta di Ponte Milvio a Roma e “La Rampa” di piazza Mignanelli. Le indagini del Ros hanno ricostruito le movimentazioni di droga e soldi tra maggio 2020 e gennaio 2022.
LA COCAINA
«È stata documentata - scrive il gip - l’organizzazione da parte di Morabito di una spedizione in Brasile di un container carico di armi da guerra, provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica, fornite da un’organizzazione criminale operante in Italia e in Pakistan», armi scambiate con un gruppo paramilitare in cambio della droga. Per gestire il continuo di cocaina da Sudamerica all’Europa, le cosche della Locride sfruttavano i principali porti commerciali: Gioia Tauro e Anversa, che aveva assunto il ruolo di hub per i traffici verso il nord Europa. Il vertice dell’organizzazione è stato individuato in tre maxi-associazioni criminali che fanno capo alle più potenti famiglie di ‘ndrangheta dell’area ionica: la famiglia Nirta «Versu» di San Luca con articolazioni in Brasile; la famiglia Mammoliti «Fischiante» di Bovalino con ramificazioni in Puglia, Abruzzo, Lazio, Toscana e Lombardia e contatti con i fornitori sudamericani di cocaina e con trafficanti internazionali; infine la famiglia Strangio «Fracascia» collegata alle cosche Nirta-Strangio coinvolte nella strage che nel 2007 sconvolse la Germania con sei morti in un ristorante di Duisburg.
ROMA
Ma non c’è solo la coca.
MILANO
Emerge poi come il gruppo criminale smantellato in Lombardia, grazie a un accordo con il narcotrafficante della camorra Raffaele Imperiale, collaboratore di giustizia, riuscisse a fare arrivare in Italia, 300 chili di cocaina «al mese», rivenduta «a 34mila euro al chilo». Un gruppo guidato, secondo l’accusa, da Bartolo Bruzzaniti che avrebbe anche favorito la latitanza del boss della ‘ndrangheta, Rocco Morabito, l’uomo che ha offerto all’organizzazione paramilitare il container di armi in cambio della forniture di droga nel porto di Gioia Tauro.
Valentina Errante
Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Maggio 2023, 07:19
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