E a margine dei lavori, tira fuori la sua rabbia: «Mi è mancato il sostegno e la vera solidarietà da parte delle istituzioni e sono molto arrabbiata per questo e lo voglio ribadire anche oggi. Il nostro è un lavoro con il pubblico. La maggior parte dei pazienti si rivolge a noi la notte o nei giorni festivi, quando si sente abbandonata dalla famiglia e non può contare sul proprio medico curante.
Molti dei nostri interventi sono, direi, quasi di conforto per patologie come le crisi di panico o depressive». «Dobbiamo evitare in futuro - continua - quanto accaduto a me o ad altri; evitare anche episodi di violenza “minori”, che subiscono sia colleghi uomini che donne in una guardia medica. La cosa più ignobile che possa mettere in atto un uomo su una donna è la violenza sessuale e lo stupro, ma il tema della sicurezza è molto più ampio e per questo si deve andare oltre la questione femminile».
A breve comincerà l'iter giudiziario nel Tribunale di Catania. «È ineccepibile quanto stanno facendo i magistrati nei confronti del mio aggressore - dice ancora la dottoressa, che sabato sarà a Montecitorio in occasione delle iniziative del 25 novembre -, il processo sarà avviato fra poco come è giusto che sia; però qui ci sono dei corresponsabili. Si dovrebbe aprire un'inchiesta parallela sui dirigenti dell'Asp che mi hanno esposto a quel rischio. Non voglio far polemiche, ma qual è l'organo che deve far assumere responsabilità ai dirigenti, se non la magistratura?».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Novembre 2017, 18:07
© RIPRODUZIONE RISERVATA