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Rispetto allo stesso periodo del 2019 le presenze sono infatti in calo in tutte le regioni: le perdite più gravi in Sardegna (-80%), nel Lazio e in Molise (-75%) e in Campania e Basilicata (-70%). Non va molto meglio in Friuli (-65%) e Sicilia (-60%), Calabria (-55%), Veneto e Abruzzo (-50%). Cali del 45% in Liguria e Marche, del 40% in Emilia Romagna e Puglia, del 30% in Toscana. «I più fortunati - prosegue Capacchione - hanno avuto le autorizzazioni per allestire le strutture a maggio inoltrato per poi aprire i cancelli a fine mese. Ma solo nella seconda metà di giugno i primi turisti hanno iniziato ad usufruire dei servizi di spiaggia. Buone le presenze nei week end ma i numeri riscontrati non sono sufficienti per risollevare i conti dopo una primavera mancata». «La causa principale è stata la pandemia - aggiunge - e la conseguente crisi economica, tanto che alcuni stabilimenti balneari hanno deciso di non aprire. Poi si è aggiunto il maltempo, e se si perde la domenica si vanifica l’incasso dell’intera settimana».
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In controtendenza il dato di Roma: le presenze sul litorale di Ostia hanno registrato un calo “solo” del 30-35%. «Questo perché i romani hanno scelto un turismo di prossimità e nessuna altra località balneare ha dietro una città come Roma - spiega Renato Papagni, presidente Federbalneari Roma - c’è un buon afflusso anche durante la settimana, chi è in smartworking va al mare dopo il lavoro o lavora sotto l’ombrellone.
Il risvolto negativo è sui consumi».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Luglio 2020, 08:39
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