Jawad Hicham ha agito senza pietà quando ha ucciso la compagna Sara Ruschi e sua mamma Brunetta Ridolfi, lo scorso 13 aprile. Nessun delitto d'impeto, avrebbe potuto trattenersi, ma ha afferrato il coltello e ha ucciso le due donne a sangue freddo, con più coltellate al cuore. Lo spiega il tribunale di Arezzo, nelle motivazioni che hanno portato alla condanna all'ergastolo in primo grado, inflitta al 38enne marocchino.
La sentenza è stata emessa lo scorso dicembre. Sara era la mamma dei due figli di Hicham, un ragazzo di 16 anni e una bambina di 2. Lei aveva deciso di lasciare il compagno, che non voleva accettare la fine della relazione.
I fatti
Il duplice delitto avvenne nell'appartamento di via San Lorentino dove la coppia viveva con i due figli di 16 e 2 anni. Il pm Marco Dioni aveva chiesto stamani per l'uomo l'ergastolo.
Secondo quanto emerso la furia omicida dell'uomo scoppiò dopo una serie di messaggi scambiati per telefono con la moglie, che occupava un'altra stanza della casa, e degenerati in offese.
Sempre in base a quanto emerso Sara Ruschi un mese prima di morire aveva fatto uscire di casa il 38enne per poi riprenderlo circa una decina di giorni prima del duplice delitto. La difesa dell'uomo aveva chiesto che il 38enne fosse sottoposto a perizia psichiatrica, istanza però rigettata dalla corte d'assise. Nell'arringa finale l'avvocato ha chiesto che non fosse riconosciuta l'aggravante del legame parentale e la possibilità di accedere al rito abbreviato.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Marzo 2024, 14:36
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