Le Regioni hanno presentato un documento firmato all’unanimità. Hanno chiesto che fin da lunedì 11 maggio si possa riaprire il commercio al dettaglio e che dalla mezzanotte del 17, ovvero quando scadrà il dpcm firmato il 26 aprile scorso, venga totalmente attribuita alle Regioni la responsabilità di elaborare un calendario completo di riaperture. Tra i più agguerriti, il governatore della Liguria Giovanni Toti e il veneto Luca Zaia: «Porto avanti la volontà di proporre di poter aprire tutto». «È difficile pensare che l’apertura che abbiamo oggi, pressoché totale, sia un fatto di salvaguardia rispetto al riavvio di quello che è rimasto chiuso - è il ragionamento di Zaia - pensare che il capro espiatorio di questa partita sia la parrucchiera, gli estetisti o i negozi, decisamente no». Richieste ribadite anche da Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli: «Trovo molto difficile giustificare la scelta del governo di permettere l’apertura ad aziende con tremila dipendenti e imporre la chiusura a un negozio di borsette».
Boccia ha raffreddato gli animi degli “apriamotuttisti”: l’11 è escluso, le differenziazioni regione per regione sono possibili solo dal 18, anche in base alle linee guida dell’Inail, perché servono almeno due settimane per valutare gli effetti sulla curva del contagio della Fase 2 partita il 4 maggio.
Significa che le misure saranno allentare non in maniera uniforme a livello nazionale ma si interverrà su base regionale a seconda di quel che dicono i dati.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Maggio 2020, 08:16
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