Michele Merlo, i legali della famiglia puntano il dito contro il medico di base: «Poteva salvarsi». L'accusa choc

Il giovane cantante venne dimesso dal medico di base, Vitaliano Pantaleo, che secondo i legali non avrebbe richiesto un esame specifico per verificare la sua condizione patologica

Michele Merlo, i legali della famiglia puntano il dito contro il medico di base: «Poteva salvarsi». L'accusa choc

di Redazione web

Il giovane cantante Michele Merlo avrebbe potuto salvarsi, se il medico di base, Vitaliano Pantaleo avesse diagnosticato correttamente la condizione della sua patologia. I legali della famiglia Merlo, infatti, ritengono che vada «processato per l’omicidio colposo di Michele Merlo. In aggiunta alla negligenza, già acclarata, riteniamo sia ravvisabile il nesso di causalità: l’emorragia cerebrale e il decesso del cantante potevano essere evitati. Il cantante aveva più del 90% di possibilità di salvarsi», scrive Il giornale di Vicenza.

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Famiglia contro archiviazione

Con queste motivazioni si oppongono all’archiviazione dell’indagine per la morte dell’artista, scomparso il 6 giugno del 2021 per una leucemia fulminante, all'età di 28 anni e hanno depositato la richiesta presso il tribunale di Vicenza. Uno degli avvocati dei genitori del cantante, reso famoso dalla sua partecipazione ad Amici e X Factor, ritiene che uno specifico esame diagnostico, «un emocromo avrebbe permesso di avere già elementi per avviare tempestivamente le terapie e i consulenti sentiti nelle indagini di Bologna e Vicenza dicono che importanti benefici ci sarebbero stati fin dai primi giorni».

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Diagnosi errata?

Merlo si era rivolto al medico di base, lamentando una contusione alla coscia, che lui stesso riteneva potesse essere stata provocata durante un trasloco, ma era stato dimesso dal dottore.

Il pm Jacopo Augusto Corno, invece, ritiene che il quadro della malattia dell'artista sarebbe stato terminale, già nei giorni della visita dal medico Pantaleo.

Vita normale

Tesi rigettata dai legali della famiglia Merlo, secondo cui il giovane aveva dolori cervicali trattati positivamente con fisioterapia, quindi «non c’era quindi alcuna compromissione neurologica. E infatti Michele conduceva normalmente le proprie giornate, tollerando anzi l’astenia tipica della leucemia acuta e addirittura lavorando all’incisione di un disco in sala di registrazione», cioè stava conducendo una vita normale.

«Non era quindi un paziente ad “alto rischio”...A detta dei periti, presentava tutte le caratteristiche per rispondere positivamente a un trattamento tempestivo», dicono ancora i legali di Merlo, che chiedono l'imputazione coatto del medico Vitaliano Pantaleo.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Settembre 2023, 16:30
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