«Non potevo essere mamma, ma con maternità surrogata all'estero ho avuto la mia Filomena. In Italia ci trattano da criminali»

Maria Sole Giardini, affetta dalla sindrome di Mayer Rokitansky, non può portare avanti una gravidanza nonostante non abbia problemi di fertilità

«Non potevo essere mamma, ma con maternità surrogata all'estero ho avuto la mia Filomena. In Italia ci trattano da criminali»

di Redazione web

Maria Sole Giardini è la mamma di Filomena, una bambina nata da Gestazione per Altri, o più comunemente nota come maternità surrogata. Quella che il governo Meloni vuole rendere reato universale, ma che a lei, affetta dalla sindrome di Mayer Rokitansky, che non le consente di portare avanti una gravidanza nonostante non abbia problemi di feritilità, ha permesso di diventare madre. Maria Sole ha inviato una lettera a Papa Francesco in cui chiede che sua figlia venga ricevuta «quando avrà l’età per raccontarti la storia della nostra bellissima famiglia», e intanto è lei a raccolntarla in un'intervista a La Stampa.

La Gestazione per Altri

La volontà di avere un figlio ha portato Maria Sole e suo marito a esplorare diverse vie, dalla fila per l'adozione al sostegno dell'associazione Luca Coscioni per trovare una donna disposta ad aiutarli nella gravidanza. Tuttavia, l'attuale legislazione italiana, incapsulata nella legge 40, ostacola severamente queste possibilità, negando anche l'autorizzazione a procedimenti di GPA in cui non vi sia alcuna forma di compensazione economica. «Non è possibile ottenere l’autorizzazione alla Gpa in Italia», lamenta Maria Sole, che una donna disposta ad aiutarli nel desiderio di diventare genitori l'aveva trovata, ma unna volta portata la richiesta in tribunale se l'è vista respingere «senza ascoltare la donna che si è offerta di aiutarmi a portare avanti la gravidanza, non l’hanno nemmeno guardata in faccia».

La gravidanza all'estero

Di fronte a questa barriera legislativa, la coppia si è rivolta all'estero, affrontando numerosi ostacoli e delusioni: «Il primo tentativo è fallito dopo due settimane perché l’impianto dell’embrione non è riuscito.

Al secondo tentativo l’embrione è stato impiantato ma a un certo punto è stato comunque abortito. A quel punto io e mio marito eravamo pieni di dubbi, poi abbiamo deciso di andare ancora avanti. Al terzo tentativo l’impianto è riuscito ma non abbiamo gioito né ne abbiamo parlato con i nostri parenti». Solo alla nascita di Filomena, così chiamata in omaggio a Filomena Gallo della Coscioni per il sostegno ricevuto, Maria Sole e il marito hanno finalmente gioito. Ma in quello stesso momento si sono trovati davanti all'inizio di una nuova battaglia legale. Nonostante la chiara evidenza genetica del legame biologico con la bambina, la famiglia si è trovata sotto indagine, trattata «come dei criminali» per aver voluto e realizzato la nascita di una bambina all'estero. L'indagine è stata in seguito archiviata, confermando l'assenza di reati.

Le critiche

Rispetto alle critiche che invocano il rispetto della natura, Maria Sole risponde con un parallelo provocatorio: «Anche quando si ha un cancro bisogna rispettare la natura invece di curarlo?», e sottolinea come la scienza e la tecnologia siano fondamentali nella vita quotidiana, anche in contesti meno controversi della GPA. L'imminente ddl Varchi, attualmente in esame al Senato, che propone pene severe per chi ricorre alla GPA, non ha scalfito la determinazione di Maria Sole. Lei continua a lottare per una legislazione che permetta la «GPA solidale» in Italia, facilitando un percorso che vede come un «enorme gesto d’amore» se fatto volontariamente. Il suo appello finale è diretto a Giorgia Meloni, ponendo una domanda carica di speranza e sfida: «Posso diventare di nuovo mamma?».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Aprile 2024, 10:12
© RIPRODUZIONE RISERVATA