Gianni Vattimo, morto il filosofo torinese: aveva 87 anni. Era ricoverato in gravi condizioni

Addio a Gianni Vattimo, il filosofo torinese aveva 87 anni. Era ricoverato in gravi condizioni

di Redazione web

Tra i più noti filosofi italiani e tra i massimi esponenti della filosofia ermeneutica a livello mondiale, tradotto in varie lingue, studioso e originale prosecutore del pensiero di Martin Heidegger, Gianni Vattimo - morto questa sera all'età di 87 anni a Torino, dopo essere stato ricoverato negli ultimi giorni all'ospedale di Rivoli, con accanto Simone Caminada, 38 anni, assistente e compagno - ha teorizzato l'abbandono delle pretese di fondazione della metafisica e la relativizzazione di ogni prospettiva filosofica, diventando così il maestro del «pensiero debole» a livello internazionale.

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Vattimo, nella sua opera, ha sottolineato la storicità e la finitezza della condizione umana e la centralità del linguaggio (e dell'interpretazione) non solo nella comprensione dell'opera d'arte, ma in ogni altra forma di esperienza. Agli inizi degli anni Ottanta si è segnalato per la sua proposta, connessa all'orizzonte teoretico nietzschiano e heideggeriano ma anche a quello del dibattito sul postmoderno, di un «pensiero debole» caratterizzato dall'abbandono delle pretese di fondazione della metafisica tradizionale e dalla relativizzazione di ogni prospettiva filosofica o politica che intenda presentarsi come definitiva.

Chi era Gianni Vattimo

Nato a Torino il 4 gennaio 1936 come Gianteresio detto Gianni, Vattimo è stato allievo di Luigi Pareyson, dal quale derivano i suoi originari interessi per l'estetica, avendo come compagno di studi Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, laureandosi in filosofia nel 1959 all'Università di Torino. Oltre alla giovanile militanza nell'Azione Cattolica, Vattimo fu con Eco anche tra i pionieri della televisione italiana: nel 1954 insieme parteciparono e vinsero un concorso della Rai per l'assunzione di nuovi funzionari; abbandonarono l'ente televisivo alla fine degli anni Cinquanta. Vattimo si è poi specializzato all'Università di Heidelberg con Hans Georg Gadamer e Karl Löwith. Nel 1964 divenne docente nell'Università di Torino, prima come professore di estetica, poi (dal 1982) come professore di filosofia teoretica. Negli anni Settanta fu preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Ateneo torinese, di cui era diventato dopo il pensionamento professore emerito.

Studioso della filosofia ermeneutica contemporanea, ne ha indagato i presupposti storici e sviluppato le implicazioni teoretiche, dedicando le proprie ricerche a Friedrich Schleiermacher, Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger e Gadamer, del quale ha curato l'edizione italiana di «Verità e metodo» (1972). Vattimo ha insegnato come visiting professor negli Stati Uniti e ha tenuto seminari in diversi atenei del mondo. È stato direttore della «Rivista di estetica», membro di comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per i quotidiani «La Stampa» e «La Repubblica» e per il settimanale «L'Espresso». Ha ricevuto lauree honoris causa dalle Università di La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima.

Vattimo è stato non solo un pensatore speculativo ma anche un intellettuale militante di spicco della sinistra, dichiaratamente omosessuale e al tempo stesso rivendicando la sua fede cattolica, svolgendo attività politica in diverse formazioni: prima nel Partito Radicale, poi in Alleanza per Torino, successivamente nei Democratici di Sinistra (dal 1999 al 2004), per i quali è stato parlamentare europeo, e infine nel Partito dei Comunisti Italiani.

Dal 2009 al 2015 è stato parlamentare europeo indipendente eletto nelle liste dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, passando infine nell'Alleanza dei democratici e dei liberali per l'Europa.

La complessità del suo pensiero, pone Vattimo tra i principali filosofi postmoderni. Sulla base delle obiezioni nietzschiane e heideggeriane alla 'metafisica della rappresentazionè (corrispondenza del linguaggio all'essere) e in consonanza con l'ermeneutica gadameriana, Vattimo è arrivato a identificare essere e linguaggio, sottolineando il ruolo che l'interpretazione in base alle presupposizioni linguistiche e storico-culturali riveste in ogni ambito dell'esperienza umana.

Gli esiti ermeneutici della filosofia contemporanea costituiscono per Vattmo il punto di partenza di una concezione storicizzata e «nichilistica» della realtà e dei valori, per la quale l'essere si dà soltanto come temporalità e come «trasmissione di messaggi linguistici» da un'epoca all'altra. Prospettiva, questa, codificata con la proposta - connessa all'orizzonte teoretico nietzschiano e heideggeriano, ma convergente anche con le tesi postmoderniste (Jean-François Lyotar) e neopragmatiste (Richard Rorty) - di un «pensiero debole» caratterizzato dall'abbandono delle pretese di fondazione della metafisica tradizionale e di ogni concezione filosofica o ideologica che intenda presentarsi come assoluta. Recentemente ha proposto una visione «secolarizzata» della fede cristiana, basata sulla carità e ritenuta adeguata all'epoca contemporanea, caratterizzata dalla dissoluzione dei progetti metafisici.

Numerosi i libri di Vattimo, tra i quali figurano: «Essere, storia e linguaggio in Heidegger» (Edizioni di Filosofia, 1963); «Poesia e ontologia» (Mursia, 1967); «Schleiermacher filosofo dell'interpretazione» (Mursia, 1968); «Il soggetto e la maschera. Nietzsche e il problema della liberazione» (Bompiani, 1974); «Le avventure della differenza. Che cosa significa pensare dopo Nietzsche e Heidegger» (Garzanti, 1980); «Al di là del soggetto» (Feltrinelli, 1981); «Il pensiero debole (raccolta di saggi curata in collaborazione con Pier Aldo Rovatti, Feltrinelli, 1983); »La fine della modernità. Nichilismo ed ermeneutica nella cultura post-moderna« (1989); »Etica dell'interpretazione« (Rosenberg & Sellier, 1989); »Oltre l'interpretazione« (Laterza, 1994); »Dialogo con Nietzsche. Saggi 1961-2000« (Garzanti, 2001); »Tecnica ed esistenza. Una mappa filosofica del Novecento« (Bruno Mondadori, 2002); »Dopo la cristianità. Per un cristianesimo non religioso« (Garzanti, 2002); »Il futuro della religione« (con Richard Rorty, Garzanti, 2005); »Non essere Dio. Un'autobiografia a quattro mani« (in collaborazione con Piergiorgio Paterlini, Aliberti, 2006); »Ecce comu. Come si ri-diventa ciò che si era« (Fazi, 2007); »Addio alle verità« (Meltemi, 2009); »Introduzione all'estetica« (Ets, 2010); »Della realtà« (Garzanti, 2012); »Comunismo ermeneutico. Da Heidegger a Marx« (con Santiago Zabala, Garzanti, 2014). Di recente sono apparsi i volumi »Essere e dintorni« (La Nave di Teseo, 2018) e »Scritti filosofici e politici« (La Nave di Teseo, 2021). Nel pamhplet »Credere di credere« (Garzanti, 1996) Vattimo ha proposto una visione »secolarizzata« della fede cristiana, basata sulla carità e ritenuta adeguata all'epoca contemporanea, caratterizzata dalla dissoluzione dei progetti metafisici. Tra le numerose esperienze del filosofo anche quella di ideatore e conduttore su Raitre del programma televisivo di divulgazione filosofica »La clessidra« durante il 1986.


Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Settembre 2023, 22:25
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