Duccio Dini, travolto e ucciso dai rom: al via il processo, i 7 imputati in aula bunker
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Nel giudizio, con l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, gli imputati sono sette: tutti presenti in Tribunale oggi, sei ai domiciliari, uno detenuto in carcere. In aula sono presenti anche i genitori e la sorella di Duccio, tra le parti civili ammesse insieme al Comune di Firenze e all'associazione Amici di Duccio Dini Onlus. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, Duccio Dini stava andando al lavoro ed era fermo sul suo scooter al semaforo quando fu travolto da una Volvo impegnata in un inseguimento ad alta velocità, scaturito da una lite tra parenti nel parcheggio del supermercato Esselunga di via Canova.
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Quattro le auto coinvolte e lanciate a 100 chilometri all'ora: una Lancia Libra guidata da Antonio Mustafa, 44 anni; una Volvo su cui viaggiavano Remzi Amet, 65 anni, Remzi Mustafa, 20 anni, e Dehran Mustafa, 36 anni; una Opel Vivara a bordo della quale si trovavano Emin Gani, 27 anni, e Kole Amet, 39. Lanciate a 100 km all'ora, le auto inseguivano la Opel Zafira di Bajram Rufat, 43 anni, sposato con la figlia di Remzi Amet, ed erano riuscite più volte a speronarla finché l'utilitaria, ormai senza controllo, si era schiantata contro un palo e poi contro un albero, incendiandosi.
Mentre Bajram Rufat, ferito, riusciva a mettersi in salvo, la Volvo sbandava, urtava un'auto in transito e si schiantava contro il motorino di Duccio Dini. Trasportato in coma all'ospedale fiorentino di Careggi, il giovane morì qualche ora più tardi. Per l'accusa, con quella corsa ad alta velocità in una strada molto trafficata, i sette imputati si sarebbero presi il rischio di far male e anche uccidere qualcuno. Sei degli imputati devono rispondere anche del tentato omicidio di Bairam Rufat e tutti di lesioni e danni ad altri utenti della strada.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 4 Luglio 2019, 12:30
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