Il suo soprannome è «miliardario ombra». Era considerato l'uomo più ricco ma anche invisibile della Romania, un imprenditore dal patrimonio miliardario e con uno stile di vita opposto a quello del suo grande socio d'affari Ion Tiriac, campione di tennis e poi businessman conosciuto in tutto il mondo per i trofei conquistati quanto per i suoi eccessi. Dan Petrescu, 68 anni, faceva invece di tutto per passare inosservato e l'aereo privato era uno dei suoi pochi lussi. Lo pilotava da solo e il decollo dall'aeroporto di Linate pochi minuti dopo l'una di ieri è stato l'ultimo: nello schianto contro una palazzina di San Donato è morta con lui la moglie Regina Dorotea Petrescu Balzat, 65 anni, il figlio trentenne Dan Stefan Petrescu, nato a Monaco di Baviera e anche lui con doppia cittadinanza, e il suo compagno canadese Julien Brossard, 35 anni.
A bordo anche Filippo Nascimbene, pavese di 33 anni, con la moglie Claire Stephanie Caroline Alexandrescou, coetanea, di nazionalità francese, il loro figlio Raphael nato nel 2020 e la suocera Miruna Anca Wanda Lozinschi, 65 anni. Due quindi i consolati coinvolti che hanno lavorato con il Ministero degli Esteri per identificare ufficialmente le persone coinvolte. Difficilissima l'opera di riconoscimento delle vittime, la violenza dell'impatto con l'edificio ha polverizzato il velivolo e i vigili del fuoco sono riusciti a recuperare per il momento un solo corpo. A ciò si aggiunge l'assenza di un registro dei passeggeri, non previsto per i voli nazionali.
UOMO D'AFFARI SCHIVO
Petrescu è partito da Bucarest giovedì scorso a bordo del suo Pilatus PC12, monomotore a turboelica che può ospitare otto passeggeri che ha acquistato nel 2015 insieme a un altro dei suoi soci, Vova Cohn, ex azionista della squadra di calcio della Dinamo Bucarest.
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I media locali lo descrivono come un uomo d'affari riservato, schivo e poco amante dei riflettori. «Guidava vecchie auto, vestiva modestamente e spesso volava a Montecarlo, dove viveva, solo su aerei a basso costo. Inoltre, dall'aeroporto, il rumeno più ricco percorreva in autobus il tragitto che lo portava al suo appartamento in Costa Azzurra», raccontano di lui. I soci in affari lo descrivono come un uomo modesto, nonostante la sua enorme fortuna: «Era una persona umile, guidava una Opel Vectra da anni. Lo si poteva incrociare per strada su uno scooter e non riconoscerlo». Tra le sue tante proprietà c'è anche una villa in Sardegna, dove ieri lo attendeva la madre di 98 anni: qui, nel corso degli anni, ha stabilito importanti rapporti nel settore delle costruzioni edili. Ma il suo aereo a Olbia non è mai arrivato. Secondo il tracciato del volo, disponibile sul sito di monitoraggio del traffico aereo Flightradar, pochi secondi prima di precipitare il mezzo viaggiava a circa 1.631 metri di altezza, alla velocità di 257 chilometri orari. Alle 13.07.23 inizia a perdere quota e la velocità aumenta fino a raggiungere i 360 chilometri orari. Sei secondi prima dell'impatto, viaggia a 270 chilometri all'ora, a un'altezza di 1.143 metri. Stando a quanto raccontano alcuni testimoni, al momento della caduta «l'aereo aveva il motore in fiamme», che si sono poi estese a tutta la palazzina colpita.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Febbraio 2023, 18:57
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