Allarme spopolamento in provincia di Frosinone, anche le fabbriche vuote: mancheranno 30mila lavoratori

Le previsione della Cgia di Mestre per i prossimi 10 anni

Allarme spopolamento in provincia di Frosinone, anche le fabbriche vuote: mancheranno 30mila lavoratori

di Alberto Simone

Fabbriche vuote a causa del calo demografico. Nei prossimi dieci anni, secondo il rapporto della Cgia di Mestre l’Italia perderà 3 milioni di potenziali lavoratori. Nel Lazio, dove si stima una perdita di 247.748 persone in età lavorativa, la maglia nera è della provincia di Frosinone: infatti, se a livello regionale il calo sarà del 6,75%, in Ciociaria si registrerà invece un saldo negativo in doppia cifra, stimato in un -10,46%, ovvero un calo di 30.624 unità. E quindi, se fino ad oggi il problema è stato quello di trovare un lavoro, in un futuro neppure troppo lontano sarà quello di trovare i lavoratori. Le culle vuote hanno già prodotto in questi anni i primi effetti sulle scuole: in alcuni comuni della Ciociaria gli istituti sono infatti stati accorpati, o, in alcuni casi, sono stati costretti a chiudere e gli studenti a trasferirsi nei comuni limitrofi.

I DATI ISTAT

I numeri sono impietosi per quel che riguarda il calo demografico: l'Istat ha pubblicato le previsioni demografiche per il decennio 2021-2031 aggiornando quelle rilasciate lo scorso anno e dalla ‘fotografia’ scattata dall’istituto emerge che nel giro dei prossimi dieci anni la provincia di Frosinone rischia di perdere circa 22mila abitanti. Il doppio del calo previsto nello stesso periodo nella provincia di Viterbo, sette volte tanto quello in provincia di Rieti e addirittura dieci volte di più il decremento stimato per il territorio pontino. Secondo le previsioni dell'Istat nel 2031 la Ciociaria avrebbe una popolazione di 450.859 abitanti, 21.700 in meno rispetto al 2021 (472.559). Da qui deriva la preoccupazione per quel che potrebbe accadere nel mondo del lavoro.

I PERICOLI

Ad accendere i riflettori sul tema è Enrico Coppotelli, segretario generale della Cisl Lazio, che spiega: «La situazione non può che preoccuparci. Già oggi le nostre imprese faticano ad inserire nel mondo del lavoro i giovani e neppure il ricorso agli stranieri potrà risolvere la situazione.

Una società con meno giovani e con più anziani, però, significa inevitabilmente sia un rallentamento del Pil che forti ripercussioni sulla spesa previdenziale, sanitaria e assistenziale». Argomenta ancora Coppotelli: «Purtroppo il Lazio è una regione che viaggia a due diverse velocità e se l’area romana adesso anche grazie al Giubileo può contare su molte imprese, nel Basso Lazio la crisi si fa sentire maggiormente. Unioncamere dice che, nei prossimi 5 anni, il Lazio avrà bisogno di 356.500 lavoratori: un dato che colloca la nostra regione subito dopo la Lombardia, e che esprime una vivacità imprenditoriale che ci fa ben sperare. Insomma: i prossimi anni saranno cruciali e richiederanno molto impegno e una visione di lungo termine per sostenere la crescita e, al contempo, contrastare l’inverno demografico che rischia di far saltare il benessere e le tutele sociali dei più fragili e anziani».

GLI INDUSTRIALI

Preoccupazione esprime anche la leader degli industriali, Miriam Diurni, che evidenzia come alcuni problemi ci sono già oggi: «Quello che stiamo riscontrando in questo periodo, è più che altro la mancanza delle competenze, in particolar modo per quel che riguarda i profili tecnici. Stiamo affrontando un inverno demografico senza precedenti, quindi è evidente che in futuro ci sarà anche un problema numerico, oltre che di competenze». Diurni evidenzia che si tratta di un problema nazionale, non locale: «Bisogna assolutamente escogitare qualcosa per far fronte a questa problematica mettendo in campo politiche per le famiglie e soprattutto sostegno alle donne che in molti casi si trovano costrette a scegliere tra lavoro e famiglia. Bisogna anche lavorare sull’immigrazione come già si sta facendo in alcune parti in Nord Italia dove in alcuni casi Unindustria ha siglato dei protocolli per l’inserimento degli immigrati nel mondo del lavoro dopo apposita formazione».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 08:05
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