Fabbriche vuote a causa del calo demografico. Nei prossimi dieci anni, secondo il rapporto della Cgia di Mestre l’Italia perderà 3 milioni di potenziali lavoratori. Nel Lazio, dove si stima una perdita di 247.748 persone in età lavorativa, la maglia nera è della provincia di Frosinone: infatti, se a livello regionale il calo sarà del 6,75%, in Ciociaria si registrerà invece un saldo negativo in doppia cifra, stimato in un -10,46%, ovvero un calo di 30.624 unità. E quindi, se fino ad oggi il problema è stato quello di trovare un lavoro, in un futuro neppure troppo lontano sarà quello di trovare i lavoratori. Le culle vuote hanno già prodotto in questi anni i primi effetti sulle scuole: in alcuni comuni della Ciociaria gli istituti sono infatti stati accorpati, o, in alcuni casi, sono stati costretti a chiudere e gli studenti a trasferirsi nei comuni limitrofi.
I DATI ISTAT
I numeri sono impietosi per quel che riguarda il calo demografico: l'Istat ha pubblicato le previsioni demografiche per il decennio 2021-2031 aggiornando quelle rilasciate lo scorso anno e dalla ‘fotografia’ scattata dall’istituto emerge che nel giro dei prossimi dieci anni la provincia di Frosinone rischia di perdere circa 22mila abitanti. Il doppio del calo previsto nello stesso periodo nella provincia di Viterbo, sette volte tanto quello in provincia di Rieti e addirittura dieci volte di più il decremento stimato per il territorio pontino. Secondo le previsioni dell'Istat nel 2031 la Ciociaria avrebbe una popolazione di 450.859 abitanti, 21.700 in meno rispetto al 2021 (472.559). Da qui deriva la preoccupazione per quel che potrebbe accadere nel mondo del lavoro.
I PERICOLI
Ad accendere i riflettori sul tema è Enrico Coppotelli, segretario generale della Cisl Lazio, che spiega: «La situazione non può che preoccuparci. Già oggi le nostre imprese faticano ad inserire nel mondo del lavoro i giovani e neppure il ricorso agli stranieri potrà risolvere la situazione.
GLI INDUSTRIALI
Preoccupazione esprime anche la leader degli industriali, Miriam Diurni, che evidenzia come alcuni problemi ci sono già oggi: «Quello che stiamo riscontrando in questo periodo, è più che altro la mancanza delle competenze, in particolar modo per quel che riguarda i profili tecnici. Stiamo affrontando un inverno demografico senza precedenti, quindi è evidente che in futuro ci sarà anche un problema numerico, oltre che di competenze». Diurni evidenzia che si tratta di un problema nazionale, non locale: «Bisogna assolutamente escogitare qualcosa per far fronte a questa problematica mettendo in campo politiche per le famiglie e soprattutto sostegno alle donne che in molti casi si trovano costrette a scegliere tra lavoro e famiglia. Bisogna anche lavorare sull’immigrazione come già si sta facendo in alcune parti in Nord Italia dove in alcuni casi Unindustria ha siglato dei protocolli per l’inserimento degli immigrati nel mondo del lavoro dopo apposita formazione».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 08:05
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