Omicidio di Sana, indagate anche mamma e zia della ragazza pachistana

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Per l'omicidio di Sana Cheema, la giovane uccisa in Pakistan prima di rientrare a Brescia dove viveva, sarebbero indagate anche la mamma e la zia oltre al padre della ragazza, Mustafa Ghulam Cheema, e al fratello Adnan che sono in carcere. Lo riporta il Giornale di Brescia spiegando che il capo della polizia locale, quando ha riferito della confessione del padre, ha comunicato che tra gli indagati ci sono la mamma e la zia. Anche per questo, gli inquirenti hanno chiesto una proroga di 15 giorni delle indagini, in attesa del risultato di tutti gli esami sul corpo della donna.

Sana, il padre confessa: «L'ho uccisa io». L'ha strangolata fino a romperle il collo



Mustafa Ghulam Cheema, che si trova in cella a Kunjah accusato di aver strangolato, con l'aiuto del figlio Adnan, la figlia Sana, il giorno prima che rientrasse dal Pakistan a Brescia dove viveva,  ha negato di aver confessato l'omicidio; la polizia locale invece lo conferma. «Non è vero che abbiamo confessato.
Se il referto dei medici legali dice che Sana aveva l'osso del collo rotto - ha detto - è perché deve aver battuto la testa contro il bordo del letto o il divano». Secondo il padre della ragazza, «se le cose sono andate così è per il volere di Allah».

 
 


«È vero - ha ammesso  - Sana era più italiana che pachistana, aveva ormai una mentalità diversa dalla nostra». «Ma - ha aggiunto - nessuno le voleva imporre nulla, solo farle capire che il ragazzo che diceva di amare era già promesso sposo di un'altra donna e che non voleva saperne di lei. Mia moglie ha provato a mettere quel ragazzo alle strette: o la sposi o smettete di vedervi, gli aveva detto. E infatti dopo quel colloqui Sana si è convinta a tornare qui al villaggio». Questo anche perché, secondo il padre, a Brescia cercavano di «boicottare» i suoi affari dato che la sua scuola di lingue e la scuola guida andavano troppo bene riuscendo a farla chiudere.
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Maggio 2018, 12:50
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