El Chapo, per il figlio Ovidio «carcere preventivo» per due mesi. Ma sull'estradizione scoppia il caos

L'estradizione è vista come il fumo negli occhi dai narcos, che dietro le sbarre negli States perdono potere e privilegi

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Mentre il Messico è nel caos dopo l'arresto del figlio del ChapoOvidio Guzman, figlio del sanguinario boss di Sinaloa Joaquin Guzman, scoppia il caos anche nei tribunali. Nella giornata di ieri un giudice federale messicano ha concesso la sospensione del processo di estradizione di Ovidio negli Stati Uniti, dove è detenuto anche il padre.

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Nella sua risoluzione, riferisce il quotidiano El Universal, il magistrato ha «decretato la sospensione d'ufficio delle procedure di deportazione, espulsione e estradizione» dell'imputato, «in modo che non siano eseguite e la persona interessata resti nel luogo in cui è a disposizione di questo tribunale». Esplicitamente, precisa, ciò «solo a tutela della sua libertà personale e affinché non sia consegnato al governo degli Stati Uniti né a quello di nessun altro Stato». Il magistrato ha inoltre concesso una sospensione anche del suo stato di isolamento e disposto che «in base alle disposizioni legali e istituzionali esistenti, si conceda al leader del Cartello di Sinaloa l'autorizzazione a comunicare con i parenti o incontrare i difensori designati».

 

Una decisione che complica decisamente i piani degli Usa, che vogliono processarlo perché lo considerano, oltre che leader del cartello di Sinaloa, uno dei principali produttori e distributori di fentanyl negli Usa. C'è poca chiarezza anche sui tempi a disposizione del governo americano per chiedere ed ottenere l'estradizione: il ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard ha fatto sapere che gli Usa avranno bisogno di un periodo tra i tre e i sei mesi per presentare la documentazione, esperti locali parlano di uno o due anni se non dovesse essere applicabile un 'fast track' e si dovesse ricorrere alla procedura normale.

Intanto un altro giudice federale ha disposto per Ovidio due mesi di carcerazione preventiva e in questi 60 giorni, precisa il giudice distrettuale Gregorio Salazar Hernández, il figlio del Chapo attenderà lo sviluppo del processo di estradizione. In base alla decisione del giudice, le autorità hanno tempo fino al 5 marzo per presentare i documenti a sostegno della richiesta di estradizione.

C'è da immaginare che Ovidio e i suoi avvocati lottino con tutte le forze per evitare l'estradizione, che è vista come il fumo negli occhi dai narcos, che dietro le sbarre negli States perdono potere e privilegi. Com'è accaduto anche allo stesso Chapo, che in prigione in Colorado ha dovuto cedere il potere, lamentando peraltro più volte anche il trattamento ricevuto durante la detenzione.


Ultimo aggiornamento: Domenica 8 Gennaio 2023, 10:58
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