È ancora il superbonus ad accendere la polemica sulla versione quasi finale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che il governo approverà oggi per poi portarlo all’inizio della prossima settimana in Parlamento. Ma anche la distribuzione territoriale delle risorse per le infrastrutture appare al momento sbilanciata, a sfavore del Centro Italia. L’impegno finanziario complessivo, distribuito sulle sei missioni, arriva a 221,5 miliardi includendo i circa 30 del Fondo complementare, ovvero risorse nazionali da utilizzare con le stesse regole di quelle europee. Proprio sotto questa voce sono stati spostati circa 8 miliardi (su un totale di 18,5) destinati a compensare il minor gettito della detrazione del 110 per cento per i lavori di riqualificazione energetica e prevenzione sismica. Ma non c’è la proroga della super-agevolazione, che quindi è destinata ad esaurirsi nel corso del 2022: un’assenza che ha già provocato la reazione di Confindustria. Il vicepresidente Emanuele Orsini parla di «gravissimo errore che danneggerebbe il settore delle costruzioni, volano dell’economia e ad altissima intensità di occupazione». Alla richiesta di una proroga che arrivi a coprire tutto il 2023 si sono uniti i rappresentanti di varie forze di maggioranza, da Forza Italia al Pd al Movimento Cinque Stelle.
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I NODI
C’è poi il nodo delle infrastrutture, in particolare quelle ferroviarie. Qui il prospetto riassuntivo delle spese programmate evidenzia una sorta di tripartizione. Da una parte le “Linee ad alta velocità nel Nord che collegano all’Europa” a cui sono destinati 8,57 miliardi. Poi i “Collegamenti ferroviari ad alta velocità verso il Sud per passeggeri e merci” con una dote di 4,64 miliardi. Infine le “Connessioni diagonali”, che dovrebbero almeno in parte interessare il Centro ma hanno a disposizione solo 1,58 miliardi. In questo caso non c’è una particolare compensazione nella tabella del Fondo complementare (risorse aggiuntive sono previste solo per le linee regionali) mentre resta da verificare il contenuto dell’ulteriore “provvista” da 10 miliardi circa annunciata in Parlamento dal ministro dell’Economia destinata proprio ad infrastrutture ferroviarie.
Nel Pnrr firmato Draghi e Franco non è poi menzionato esplicitamente meccanismo del cashback, il programma di rimborsi per i cittadini che usano la moneta elettronica al posto del contante.
IL CONFRONTO
Anche la dote per le reti ultraveloci, banda larga e 5G, è suddivisa tra il piano propriamente detto e il fondo complementare, con un finanziamento complessivo che arriva a 6,7 miliardi, oltre 2 in più rispetto a quanto previsto in precedenza. Sempre in confronto al piano messo a punto a fine gennaio dal precedente esecutivo, la missione 4 “Istruzione e ricerca” guadagna ben 5 miliardi. Per quanto riguarda la sanità, è confermato l’investimento complessivo di 19,72 miliardi, inclusi quelli che provengono dal React-Eu che è un programma europeo separato dal Dispositivo di ripresa e resilienza (il Recovery Plan propriamente detto). Una quota pari a poco meno di 3 miliardi è stata dirottata nel Fondo complementare. Situazione simile per la componente “Turismo e cultura 4.0” che nella dotazione parallela recupera circa 2 miliardi, di cui 300 milioni sono destinati in particolare al potenziamento del Polo dell’industria cinematografica di Cinecittà.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 23 Aprile 2021, 18:12
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