La svolta di Draghi, azzerati i tassi

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di David Carretta
BRUXELLES Molto più che un semplice bazooka, Mario Draghi ha tirato fuori l'artiglieria pesante. Andando ben oltre le aspettative, il presidente della Banca centrale europea ieri ha annunciato sei misure per tentare di rilanciare la crescita nella zona euro ed evitare il pericolo deflazione: azzeramento del tasso di riferimento, taglio del tasso dei depositi che già era in territorio negativo, riduzione del costo della liquidità immediata, aumento di 20 miliardi del Quantitative Easing, acquisti di obbligazioni emesse da imprese non finanziarie e nuove operazioni di finanziamento alle banche che potrebbero iniettare 2.200 miliardi nell'economia reale. Niente più decisioni incrementali: tutto l'armamentario della politica monetaria è stato schierato dal Consiglio dei governatori. E l'ultima cannonata annunciata è una prima: la Bce pagherà le banche per prestare denaro a imprese e consumatori. «Questo ampio pacchetto sfrutterà le sinergie tra i diversi strumenti ed è stato calibrato per allentare ulteriormente le condizioni di finanziamento, stimolare nuovo credito, rafforzare la ripresa e accelerare il ritorno dell'inflazione a livelli vicini ma al di sotto del 2%», ha spiegato Draghi. Ma, dopo l'euforia iniziale, i mercati hanno invertito la rotta quando il presidente della Bce ha lasciato intendere di aver raggiunto il limite massimo di ciò che può fare con i tassi.
A convincere il Consiglio dei governatori ad agire con determinazione sono state le nuove previsioni economiche della Bce. La caduta del prezzo del petrolio, l'indebolimento delle prospettive di crescita globale e la volatilità sui mercati hanno portato a un taglio delle stime su crescita e inflazione. Il Pil dell'area euro dovrebbe crescere del 1,4% nel 2016, dell'1,7% nel 2017 e dell'1,8% nel 2018. L'inflazione dovrebbe fermarsi allo 0,1% quest'anno, 1,3% il prossimo e 1,6% quello successivo. Pur essendo ben lontani dall'obiettivo statutario della Bce del 2%, non è bastato a convincere i falchi dentro il Consiglio dei governatori. La decisione è stata presa a «schiacciante maggioranza», ha rivelato Draghi. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, non ha partecipato al voto per il sistema di rotazione, ma ha espresso la sua contrarietà con altri governatori. Draghi ha usato una frase in tedesco per rispondere ai falchi: il risultato del «Nein zu allem», la strategia del non fare nulla, «sarebbe stata una deflazione disastrosa».
GLI EFFETTI
Le decisioni che mercati e analisti avevano anticipato sono il taglio al tasso sui depositi delle banche presso la Bce da -0,30 a -0,40% e l'aumento del programma di acquisto titoli da 60 a 80 miliardi al mese. A sorpresa, la Bce ha anche ridotto il tasso di riferimento dallo 0,05% a 0 (il minimo di sempre) e il marginal lending facility (la liquidità immediata) dallo 0,30 allo 0,25%. L'Eurotower poi ha ampliato il portafoglio di titoli che può acquistare con il QE, includendo le obbligazioni emesse da imprese non finanziarie con un rating a livello di investimento non speculativo. Con le quattro operazioni di finanziamento - le Targeted Long Term Refinancing Operations 2 - le banche che presteranno più soldi otterranno un compenso fino allo 0,4% per i finanziamenti concessi dalla Bce.
All'annuncio delle misure, le Borse sono schizzate verso l'alto, mentre l'euro è precipitato sul dollaro. Ma è bastata una frase di Draghi per porre fine alla festa: «Non anticipiamo che sia necessario ridurre i tassi ulteriormente». Malgrado le successive rassicurazioni - «l'enfasi si sposterà dai tassi a altri strumenti non convenzionali» e comunque «nuovi fatti possono cambiare la situazione», ha detto Draghi - l'euro è volato sopra quota 1,11 sul dollaro, mentre le principali piazze europee hanno chiuso in rosso. Milano ha perso lo 0,5%, Francoforte il 2,31%, Parigi l'1,7% e Londra l'1,78%. Unica consolazione: lo spread tra Btp e Bund tedeschi si è ridotto a 109 punti base.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Marzo 2016, 11:59
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