Revenge porn, «Il 20% delle ragazzine invia foto intime al fidanzatino». L'avvocato Iside Castagnola: «Ecco come salvarsi dai pericoli»

Revenge porn, «Il 20% delle ragazzine invia foto intime al fidanzatino». L'avvocato Iside Castagnola: «Ecco come salvarsi dai pericoli»

di Franca Giansoldati

Trappole sessuali, bullismo, persino revenge porn. Sono le adolescenti, a volte appena tredicenni, ad essere le più colpite dalle insidie della rete, spesso per ingenuità, mancanza di consapevolezza dei loro diritti, del concetto di privacy e persino dei limiti che non sanno dare ai "fidanzatini". «Capita sempre più di frequente che come pegno d'amore forniscano facilmente le password personali. È così che iniziano tante tragedie facilmente evitabili». L'avvocato Iside Castagnola in qualità di membro del Comitato Media e Minori e del Corecom Lazio gira in lungo e in largo nelle scuole della regione per mettere a conoscenza le ragazze e le loro famiglie dei pericoli che corrono.

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Si tratta di un fenomeno crescente?
«Le teen-ager, rispetto ai coetanei, sono le più colpite. Girando per i vari istituti, incontrando intere scolaresche, affiora evidente la fragilità diffusa a quella età, si parte dalle ragazzine di dodici o tredici anni in su: assolutamente impreparate a captare le insidie. Accolgono facilmente le richieste di inviare foto anche intime senza avere contezza di quello che significa. Per loro è un gioco privo di conseguenze o, peggio ancora, un pegno d'amore. Ed è frequente che non sappiano sottrarsi, dire di no, far valere un sano spirito di autotutela».


E cosa insegna loro?
«A difendersi, a custodire la sfera privata spiegando che ciò che inviano o postano sui social resta nel web per sempre, perdendone di conseguenza il controllo. Credono che le loro foto siano destinate a rimanere in un circuito privato, magari all'interno di una innocente relazione con qualche coetaneo. Suppongono di essere protette ma ahimè in tanti casi abbiamo visto che non è così con conseguenze anche tragiche come le cronache registrano».


Perché le ragazze sono più esposte dei ragazzi?
«Per il semplice motivo che non viene insegnato abbastanza che esistono dei confini da rispettare e far rispettare. Io ripeto sempre come un mantra: "siate voi stesse le prime custodi della vostra sfera intima", così come non mi stanco di sottolineare un partner controllante non trasmette amore ma qualcosa di distorto, di sbagliato, di fondamentalmente di dannoso e in certi casi può finire male».


A cosa si riferisce?
«Una delle richieste più frequenti è la condivisione delle password degli account su Instagram, Tiktok, Facebook.

Da una indagine recente è emerso che gli adolescenti dai 14 ai 17 anni reputino normale la sorveglianza del fidanzato, anche solo per vedere come si vestono. Il 20 per cento delle ragazze riceve richieste di foto intime. Le password semmai vanno condivise con i genitori. Noi cerchiamo di far capire al nostro uditorio che per coltivare l'autostima è più efficace un buon voto a scuola e non un like su Instagram. Naturalmente il discorso è complesso e riflette il concetto di identità. Chi sono io? Non mai è un aspetto banale, da tralasciare, visto che negli adolescenti, maschi e femmine, si riscontrano insicurezze, crisi di identità e di appartenenza».


In queste lezioni sull'uso corretto dei social anche le mamme vengono coinvolte?
«Per me è sempre fondamentale aiutare i genitori a padroneggiare il web. Spesso le mamme si trovano sovraccariche di impegni, altre non hanno una piena dimestichezza con gli strumenti. A loro ricordo che il filtro più importante resta quello umano, e non è di certo il parental-control. Bisogna trascorrere più tempo a chiedere, a informarsi, a fare domande. Il regalo più grande non è il cellulare nuovo o un giubbotto bensì l'interesse, per esempio, anche alla loro vita on line. Negarne l'importanza è una finzione. Gli incontri nelle scuole sono molto proficui e vanno avanti da tempo assieme alla Polizia Postale. Io sogno che ogni Municipio di Roma si dotasse di personale adeguato».


Ci sono stati casi gravi che la hanno colpita?
«L'anno scorso il caso di Carolina Picchio, una ragazza bravissima a scuola, estroversa, sportiva. Andò a una festa dove fu fatta stordire con l'alcol e poi filmata simulando un rapporto sessuale. Poco dopo quel video era in tutte le chat. La ragazza per il peso e la vergogna non ha retto, ha scritto una lettera ai genitori e si è gettata dal balcone. Ora è nata una fondazione a suo nome proprio per aiutare a diffondere una nuova cultura consapevole».


I suicidi sono purtroppo frequenti ormai...
«È di alcuni giorni fa la tragedia di una tredicenne. Le cause sono da appurare. Sono state trovate lettere che parlano di una grande solitudine e una incomprensione».


Lei ha figli?
«Una figlia adolescente. Una delle battaglie più dure è stata di farle accettare che non si poteva avere un account sotto i 13 anni. Quando ha compiuto i 13 anni sono stata io a dirle "adesso lo puoi avere". Non è stata una proibizione, l'ho aiutata ad avere consapevolezza. Ora ha 16 anni, tante cose le condivide con complicità ma ho fatto una fatica pazzesca».


Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Marzo 2024, 10:35
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