Scoppia il caso della piccola Elisa, verrà strappata alla madre solo perchè "alienante" eppure l'Europa condanna la Pas (e l'Italia)

Scoppia il caso della piccola Elisa, verrà strappata alla madre solo perchè "alienante" eppure l'Europa condanna la Pas (e l'Italia)

di Franca Giansoldati

La piccola Elisa (il nome è di fantasia), è una bella bimba di otto anni, allegra, equilibrata, felice, che purtroppo rischia di essere portata via in questi giorni con la forza alla mamma per essere trasferita in una casa famiglia. E' uno dei tanti eclatanti e orribili casi – forse il più emblematico di tutti a livello nazionale - sul quale da tempo sono stati accesi i riflettori sia alla Commissione parlamentare sul femminicidio che a livello di opinione pubblica. La senatrice Valeria Valente (già presidente della Commissione) proprio ieri ha richiesto gli atti al tribunale per verificare come sia possibile che un meccanismo infernale del genere possa andare avanti in totale spregio delle sentenze della Cassazione. E così nel frattempo è stato investito anche il ministro Carlo Nordio. 

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Tutto nasce in origine da una perizia del tribunale di Venezia che identificava la signora Frida come mamma alienante, secondo i parametri di quella falsa teoria pseudoscientifica rigettata sia sul piano scientifico che a livello giuridico e per questo condannata apertamente dall'Europa. Persino la Corte di Cassazione  ha definito la PAS-sindrome di alienazione parentale una teoria priva di fondamento scientifico, stabilendo che su di essa non possono basarsi i provvedimenti dei giudici. Peccato che questa giovane donna, docente affermata e molto stimata, con l'unica figlia che ha dovuto crescere da sola poiché il padre biologico inizialmente pretendeva che la bambina dovesse essere abortita. Solo successivamente in totale conflitto con la ex compagna, l'uomo - un docente universitario - ha portato avanti il riconoscimento della piccola in un crescendo drammatico. Il caso piuttosto articolato e pesante per la piccola e la mamma è finito al centro della commissione sul femminicidio nella precedente legislatura. «Sono a fianco di mamma Frida che sta conducendo una battaglia che accomuna tante donne italiane. Siamo davanti al caso di una mamma a cui è stata letteralmente sottratta la figlia in seguito ad alcuni atti del Tribunale di Venezia» ha ribatido la senatrice Valente a Dire. Valente spiega che si tratta di violenza istituzionale, cosa che ha condannato Frida a essere bersaglio di vittimizzazione secondaria. 

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L'ultimo atto di questa storia che si trascina da almeno sette anni è l'atto esecutivo emesso pochi giorni fa dal tribunale senza che sia stata svolta alcuna istruttoria.

Le allegazioni della violenza vengono definite “il mito della violenza” e la bambina non è stata ascoltata perchè altrimenti sarebbe stata condizionata disponendone di conseguenza l'affido ai servizi con collocazione extrafamiliare diurna. 

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«Ci troviamo di fronte l'ennesima violenza nei confronti di una donna che da sola ha portato avanti una gravidanza e ha cresciuto, sempre da sola, una bambina sana e serena, e di fronte la peggiore delle violenze, quella contro una bambina che non è più libera di vivere la sua vita, a causa della tutela dell'interesse del padre, a causa della bigenitorialità imposta, a causa dell'egoismo dell'adulto che è fondamento, purtroppo, della società in cui viviamo, adulto-centrica e disinteressata al sentire e al vivere dei bambini e degli adolescenti» ha commentato Veronica Giannone che incoraggia il Ministero della Giustizia, attraverso il suo potere ispettivo conferito ai funzionari dell'ufficio incaricato, di avviare un'indagine al più presto, a tutela di questa donna ri-vittimizzata e della sua bambina. «Il rapporto materno è la base dei rapporti umani di ogni individuo». 

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Anche nel 2022 la Corte di Strasburgo, nell’affermare che la sicurezza del genitore non violento e dei figli deve essere un elemento centrale nella valutazione dell'interesse superiore del minore in materia di affidamento, fa propri i rilievi del GREVIO e condivide la preoccupazione per la prassi ancora assai diffusa in tanti tribunali civili di considerare come genitori «non collaborativi» e «madri inadatte» le donne che invocano la violenza domestica come motivo per rifiutarsi di partecipare agli incontri dei figli con l'ex coniuge e per opporsi all'affidamento condiviso.

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Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 12:07
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