In Vaticano la spoon river degli antichi romani, un ingresso in più per la necropoli della middle class

Il Vaticano ha finalmente reso fruibile il risultato di diversi scavi andati avanti dagli anni cinquanta fino al 2003

In Vaticano la spoon river degli antichi romani, un ingresso in più per la necropoli della middle class

di Franca Giansoldati

Più che la visita a una necropoli è un viaggio nel tempo che fa capire chi era la classe lavoratrice dell'antica Roma, come viveva, come concepiva i rapporti familiari e di parentela, nel periodo di passaggio tra il paganesimo e il cristianesimo. Praticamente una sorta di spoon river capace di far rivivere la memoria di persone solitamente dimenticate dalla Storia, dando loro una identità e una collocazione: scalpellini, operai, ex schiavi, conciatori, cavalieri, falegnami, pittori con le loro famiglie, schiavi lanternari con il compito di portare le lampade quando il padrone usciva la sera e lo accompagnava nel tragitto facendo luce. Il Vaticano ha finalmente reso fruibile - con un percorso ora unificato e autonomo dai Musei – il risultato di diversi scavi andati avanti dagli anni cinquanta fino al 2003, quando nella realizzazione del parcheggio emersero dal terreno aree cimiteriali assolutamente intatte, a ridosso della basilica di San Pietro nella cosiddetta Via Triumphalis.

In preparazione del Giubileo il Vaticano ha aperto per i turisti il Varco di Santa Rosa a ridosso di Piazza Risorgimento, solitamente chiuso al pubblico perchè usato dai dipendenti che entrano nel parcheggio. 

SCOPERTE

Stamattina a dare il benvenuto ai primi visitatori dal Portone di Santa Rosa è stata la direttrice dei Musei, Barbara Jatta che ha fatto da guida, spiegando il senso di questa grande operazione finanziata da benefattori canadesi e americani. «Negli scavi si sono ritrovate intatte le tombe di migliaia e migliaia di persone vissute tra il primo secolo e il quarto secolo, in una stratificazione perfetta, al punto da raccontare particolari inediti su quella che era allora la classe medio bassa, le cui sepolture solitamente non si sono conservate. C'è il racconto della quotidianità, della vita dei liberti» racconta Jatta. 

I particolari affiorati consentono biografie abbozzate di personaggi umili vissuti quasi duemila anni fa.

Per esempio Bitus, uno schiavo morto a 23 anni e sei mesi, oppure Alcimo che di mestiere faceva lo scenografo al Teatro di Pompeo. Viene raffigurato con gli strumenti di lavoro in mano, un triangolo e un altro utensile per la misurazione. La sua tomba, di epoca neroniana, perfettamente intatta, non ha grandi dimensioni ma ha conservato urne cinerarie e ha permesso di rilevare uno spazio sottostante usato per raccogliere le spoglie mortali degli antenati che avevano il compito di proteggere il sepolcro 

STUDI

Giandomenico Spinola, l'archeologo a capo del team, ha illustrato gli studi fatti con gli antropologi. «Non vi e' ancora la traccia del cristianesimo, non abbiamo trovato elementi che riportano alla presenza di sepolture cristiane, poiché si tratta di un periodo a cavallo. Quello che ci appare è un luogo di vita e non un luogo lugubre. Permette di capire quanto le superstizioni, le credenze, le tradizioni fossero importanti per la gente semplice». L'area si è conservata in modo perfetto a causa di una enorme frana che si presume attorno al V secolo coprì tutto, fino agli scavi per il parcheggio vaticano avviati negli anni Duemila. 

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Sabina Francini, un'altra archeologa, indica una delle poche tombe ricche, appartenuta a una famiglia di cavalieri dove è stato rinvenuto un mosaico piuttosto grande con Dioniso al centro e grappoli d'uva. Sopra erano collocati sarcofaghi di marmo impreziositi da diverse scene. Francini mostra anche il luogo di sepoltura di uno scalpellino raffigurato mentre è al lavoro, con accanto il cane che gli teneva sempre compagnia nella bottega. 


Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Novembre 2023, 19:58
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