PERUGIA Passa anche per l’Umbria l’ombra inquietante del terrorismo che ha ucciso a Nizza. Perché tra le persone cui la polizia e l’antiterrorismo ha fato la caccia nelle ore immediatamente successive al terribile attentato di giovedì scorso c’è anche un connazionale dell’attentatore, che secondo i dati del ministero dell’Interno è stato un paio d’anni nella provincia di Perugia. Ma anche che, secondo fonti investigative perugine, potrebbe essere passato anche per Perugia, e in particolare per Fontivegge.
L’uomo, che è stato fermato tra venerdì e sabato perché (secondo quanto si apprende) si trovava nell’appartamento di un altro connazionale sospettato di aver affiancato l’attentatore fino alle ore immediatamente antecedenti l’assassinio delle tre persone nella cattedrale di Nizza, è come gli altri fermati al centro delle indagini svolte dagli investigatori francesi. Sempre stando alle notizie che arrivano da Oltralpe, sarebbe stato rilasciato dopo parecchie ore di interrogatorio. Ma è chiaro come la sua posizione resti inevitabilmente ancora al vaglio degli investigatori, per stabilire con certezza se ha avuto un coinvolgimento concreto nell’attentato che ha fatto nuovamente salire l’allerta terrorismo. Per capire, in sostanza, se possa aver in un qualche modo contribuito a tessere la rete di appoggio e copertura del terrorista entrato in azione giovedì mattina.
LE SEGNALAZIONI
Per quanto riguarda il 33enne tunisino, il Viminale ha ricostruito come nell’aprile del 2011, era residente a Fossato di Vico e nel dicembre dello stesso anno a Legnano.
I SOCIAL
Di certo, il tunisino “perugino” sui social network fa molto riferimento all’Islam. Pagine in cui, se da un alto non si trattano palesemente i temi dell’Isis, è pure vero che riferimenti alla Francia e a forti critiche sulla libertà d’espressione. Immagini con Macron “mascherato” da maiale o con la faccia del presidente francese sul corpo di un cane e la scritta «ovviamente non ci piace un cane francese».
Ultimo aggiornamento: Martedì 3 Novembre 2020, 07:33
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