Fine di un'epoca, chiude il Bugatti
pietra miliare della movida ternana

Fine di un'epoca, chiude il Bugatti pietra miliare della movida ternana

di Aurora Provantini
Chiude il Caffè Bugatti. «Il 22 marzo riconsegneremo le chiavi all'intestatario delle mura». Tommaso Onofri e Irene Loesch, da vent'anni anni titolari della società proprietaria del brand, della licenza e del mobilio di uno dei locali storici della movida ternana, annunciano la fine di un'epoca per via Fratini.
Al Bugatti ci si è sempre andati ad inizio giornata per prendere cappuccino e croissant caldo, seduti ad un tavolo a sfogliare quotidiani. Per un brunch in pausa pranzo. E per un tè con le amiche: «perché è uno dei pochi ambienti della città dove ti puoi ritrovare e conversare a bassa voce», afferma Noemi.
«Se sei fortunato trovi un pianista o un sassofonista ad esibirsi, allora ti fermi anche per un aperitivo», dice Olga, insegnante. «Noi invece di salutarci con un ciao, ci lasciamo con un ci vediamo al Bugatti».
Olga è incredula: «Non è possibile che chiuda». «Invece sì». Tommaso Onofri decide di lasciare perché «non ci sono più le condizioni per andare avanti mantenendo le caratteristiche che hanno fatto nascere il Bugatti».
Già, le caratteristiche. Non si tratta di uno dei tanti locali che aprono alle 18, dal mercoledì al sabato. Quel Caffè è sempre stato aperto dalle 8 della mattina alle 2 di notte. Ha ospitato musicisti jazz, poeti, scrittori che sceglievano di presentare il loro ultimo libro in via Fratini. Uno stile bistrò dove la musica diventa atmosfera. Quando i vignaioli e commercianti parigini coniarono il termine bistrot, incrociando l'osteria paesana con il caffè borghese, avevano in mente un posto in cui il mangiare e il bere andavano di pari passo. Al Bugatti in più c'è la musica, si organizzano incontri culturali, conferenze e dibattiti.
«Il punto è che negli ultimi dieci anni la città è cambiata dichiara Onofri così come è cambiata l'offerta culturale. Non ci sono eventi che attraggono gente da fuori. E siccome il reddito pro capite dei ternani è calato, se non si investe sulla cultura per far arrivare clienti da fuori regione l'economia non gira. Il Bugatti chiude perché non si può permettere di mantenere lo stile per il quale è nato. Sarebbe facile scegliere di restare aperti solo la sera, ma la città ha bisogno di un presidio anche di giorno, un luogo dove incontrarsi per parlare di musica o di altro». La città ha bisogno di locali e i locali di una città che organizzi eventi tutto l'anno e non solo in occasioni di manifestazioni che durano tre giorni come Ternion.
Sulla questione Via Fratini, Onofri segnala: «Questa è un'isola pedonale dalle 17 fino alle 2 di notte. E' bene che si cominci a farla rispettare proprio per permettere alla movida e a tutti quelli che hanno investito qui, di poter sfruttare al meglio una zona del centro che produce cultura, reddito e immagine per la città».

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Ultimo aggiornamento: Martedì 18 Febbraio 2020, 09:27
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