La grande rivoluzione delle stampanti 3D:
"Possibile ricostruire volti e organi"
di Alessio Caprodossi
Quattro vite tornate a risplendere grazie alla stampa 3D, che da passatempo per la produzione di soprammobili e oggettistica si sta espandendo a macchia d'olio in varie direzioni, tra le quali spicca quella medica.
Se in principio furono esoscheletri e protesi a svelare le potenzialità della tecnologia 3D, ora laboratori e aziende di settore stanno testando polimeri e plastiche flessibili assemblabili in strati per ottenere soluzioni innovative.
Lo schema base per le produzioni 3D è semplice e veloce: si disegna l'oggetto via software e, una volta letto dalla macchina, il bozzetto prende vita aggiungendo strato dopo strato di plastiche specifiche (le principali sono la resistente Abs e la biodegradabile Pla).
L'unicità di questa tecnologia è che non ha limiti: se Barilla sta sperimentando l'opportunità di «stampare» la pasta, ad Amsterdam lo studio d'architettura Dus ha realizzato una mega stampante per produrre la prima casa galleggiante di plastica, mentre i ricercatori della Southern California stanno approntando la tecnologia Contour Crafting per realizzare abitazioni a basso costo in 24 ore.
Uscita dai confini industriali 10 anni fa, la stampa 3D ha avuto un'accelerazione grazie a MakerBot, che nel 2009 offrì il primo kit per la produzione fai da te. Con il progresso delle tecniche, negli ultimi due anni c'è stata una crescita enorme con l'arrivo dei maker (coloro che creano sfruttando la tecnologia) e degli Hub per portare il 3D in ogni casa. Per iniziare basta un investimento sui mille euro per un buon modello, anche se col tempo l'offerta sarà più ampia ed economica: tra gli italiani spiccano Kentstrapper, Wasp Project e Sharebot.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 27 Marzo 2014, 10:51
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