Totti a Genny, il boss di Gomorra: "Maradona il migliore di sempre. E vedo un gemellaggio tra Roma e Napoli"

Totti a Genny, il boss di Gomorra: "Maradona il migliore di sempre. E vedo un gemellaggio tra Roma e Napoli"

di Francesco Balzani

“Parlare di calcio non ha senso. Ci vuole rispetto. Ma poi che calcio sarebbe senza tifosi e coi giocatori divisi nello spogliatoio?”. A tuonare stavolta è Francesco Totti, uno di calcio vorrebbe parlare sempre. Ma non ora, in piena emergenza Covid-19. In una diretta Instagram con l’attore di Gomorra Salvatore Esposito lo storico capitano ha parlato senza filtri anche della volontà di un gemellaggio tra Roma e Napoli.
Come stai passando la quarantena?
Non sono ancora uscito di casa, non ce la faccio più. Sto impazzendo. Non se ne può più, tutto il mondo. Speriamo da maggio si possa tornare alla normalità.

Quanto ti ci vuole per capire se un giovane calciatore ha le potenzialità oppure no?
Non voglio fare il presuntuoso, ma l’occhio mi è rimasto. Mi basterebbe veramente poco. Sarebbe troppo facile se trovassi chi fa gol in rovesciata o da centrocampo, io guardo la posizione del corpo, lo stop, come calcia col destro e col sinistro, il posizionamento…

Hai detto che Maradona è il più forte di sempre.
Per me Maradona ha significato tutto, è il calcio.
Se lo dico io però mi dicono che sono di parte. Tecnicamente puoi spiegare perché era un grande anche uomo spogliatoio?
La differenza realmente la fa il campo e il rettangolo di gioco. Quando entri e fai quello che fa lui, il contorno vale quello che vale. Quando sei lì dentro le chiacchiere le porta via il vento. Entrava per divertirsi, la palla andava a cercare lui, sentivi il rumore del pallone come se lo accarezzasse.
Negli anni in cui sei stato calciatore tu, il giocatore che ha fatto la differenza a parte Totti chi è?
Il calcio di prima era molto più bello di quello attuale. C’era più tecnica, un sapore diverso, c’era un’aria diversa. Andavi allo stadio perché sapevi che prima o poi poteva uscire qualcosa di bello da vedere, anche perché c’erano giocatori più forti. Dal ’93 che ho iniziato io al 2017, c’erano fior fiori di giocatori. Nel Bologna, nel Brescia, c’erano giocatori fortissimi. Pirlo, Baggio, Signori… Giocatori che poi sono diventati i top che adesso è difficile trovare. I Baresi, i Costacurta, Samuel, Aldair… Gente top, di un altro livello.
Cosa è cambiato secondo te? È solo una questione economica o era cambiato modo di fare calcio?
La questione economica è basilare, anche perché in Italia non si riesce a spendere come in Italia o Inghilterra. Per vincere servono i giocatori top.
La valutazione di un Mbappé che supera i 200 milioni di euro, oggi un Totti a 19 anni o un Ronaldo quanto varrebbero?
Ci sono stati dei momenti diversi. Se noi avessimo fatto questo quadro economico in quei momenti, le cifre sarebbero state esilaranti. Dal dopo Neymar è successo il finimondo, ci sono quei sei-sette giocatori che per comprarli.
Il Covid farà abbassare quelle cifre?
Da quello che leggo sì. Mbappé ha dimostrato di essere tra i più forti al mondo, ma costare 200 milioni a 20 anni è un’eresia.
In questa nuova veste punti sui giovani?
Sì, mi piace farli crescere come io vorrei. Anche sbagliando, come ho fatto io. Non sono il santone di turno. Ma so come gestire un giovane, come direzionarlo, cosa posso insegnargli.
Quanto ti è costato dare l’addio al calcio nel momento in cui non avresti voluto smettere?
Quando giocavo ed ero il capitano della Roma, i tifosi del Napoli non mi accoglievano nel migliore dei modi com’è giusto che sia. Un nuovo gemellaggio non sarebbe male. Purtroppo è successo un episodio bruttissimo, noi tante cose non le sappiamo. Ma sarebbe bellissimo tornare a quello, bisogna riportare le famiglie e i figli allo stadio. Nel calcio come in tanti sport possono succedere incomprensioni o atti che nessuno vorrebbero. È stato un gesto che non deve più capitare, nel calcio ma anche nella quotidianità. L’ultima partita a Napoli mi hanno applaudito tutti, si sono alzati in piedi. Ho pensato a fischi e insulti e invece sono rimasto sbalordito, non me lo sarei aspettato in quel contesto. Ma mi hanno applaudito e li ringrazierò per sempre, è stato un gesto significativo. Poi sono tornato da dirigente e mi hanno applaudito in tribuna, una cosa fatta solo a te e a Maradona. I napoletani mi piacciono, sono simili ai romani per carattere. Io non volevo smettere, mi sentivo ancora bene fisicamente e mentalmente. Non sono il tipo che va dall’allenatore o dalla società e dice di voler giocare. Non l’ho mai fatto e mai lo fare. Se ho meritato di giocare era perché il campo parlava. Non volevo giocatori più forti? Tutte cazzate, volevo giocatori e allenatori più forti. Stando a Roma non avevamo tante possibilità, Totti voleva vincere.
De Rossi è andato al Boca…
Anche io sognavo di giocare al Real. Lui cercava di continuare e poi dopo sei mesi ha smesso, io ho preso un’altra decisione altrettanto rispettabilissima.
Gli screzi in campo e quello con Balotelli.
Poraccio Mario, mi fa pure tenerezza. Mi ci ha portato piano piano, partita dopo partita. Poi abbiamo chiarito, abbiamo fatto pace. L’amicizia e il rispetto prevalgono. In campo si può sbagliare.
Ti partiva la brocca ogni tanto.
Ogni tanto? Spesso. Sono uno che quando fa un gioco deve vincere per forza, sennò rosico. Anche se gioco a Cristian a ping pong o alla play devo vincere, sennò rosico.
Come vedi la ripresa dei campionati?
Ora si deve pensare più alla salute che al pallone per rispetto di chi non c’è più. Poi è normale che noi senza calcio non ci sappiamo stare, tutti gli sport vogliamo che ci siano. Ma dobbiamo accantonarli, la salute in questo momento è superiore a tutto. A che serve parlare di calcio? Fai una partita a porte chiuse, non ti puoi spogliare con gli altri calciatori, è calcio? È tanto per andare avanti…
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Aprile 2020, 20:10

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