Stramaccioni: «Frattesi-Barella che coppia, Zaniolo deve tornare in Italia. Garcia al Napoli? Sfida difficile»

Stramaccioni: «Frattesi-Barella che coppia, Zaniolo deve tornare in Italia. Garcia al Napoli? Sfida difficile»

di Massimo Sarti

Come commentatore tecnico e opinionista della Rai (per i Mondiali e le Nazionali, Italia compresa) e di Dazn per le squadre di club, Andrea Stramaccioni è un personaggio ideale per parlare di calcio a 360°. Romano, 47 anni, ex allenatore delle giovanili giallorosse e poi di Inter, Udinese, Panathinaikos, Sparta Praga, Esteghlal (Iran) e Al-Gharafa (Qatar), “Strama” parte dalla più stretta attualità.

Sarà coinvolto negli Europei Under 21 che saranno di altissimo livello. L'Italia come potrà comportarsi?

«Concordo sull'altissimo livello della competizione, anche riguardo squadre che non sono proprio sotto i riflettori. L'Italia secondo me ha un ottimo gruppo, guidata da Paolo Nicolato che conosco molto bene perché conseguimmo insieme il patentino di seconda a Coverciano mentre allenava il Chievo. Gli azzurrini hanno tutte le carte in regola per arrivare sino in fondo, al netto del fatto che hanno un girone molto complicato, al di là della Francia. Anche contro Svizzera e Norvegia bisognerà giocare con molta concentrazione».

Dopo il terzo posto in Nations League, come vede invece l'Italia maggiore di Roberto Mancini, in vista della ripresa delle qualificazioni ad Euro2024? Siamo campioni in carica, ricordiamolo...

«Un futuro di grande prospettiva derivante dai nostri giovani, che si sono già messi in mostra in Nations League, più qualche caposaldo della precedente gestione. Questo è per me il giusto mix».

Qualche nome?

«Mi è piaciuto molto Frattesi, Dimarco ormai è una realtà, Buongiorno è stato un piacevole innesto. Importante recuperare nel gruppo anche Chiesa e Zaniolo. Oltre ai capisaldi di cui ho già parlato, i vari Donnarumma, Barella. La spina dorsale della squadra».

Frattesi all'Inter potrebbe essere un'ideale occasione di crescita?

«Cononsco bene Frattesi perché proviene dal settore giovanile della Roma. È cresciuto molto al Sassuolo, come fece in precedenza anche Lorenzo Pellegrini prima di tornare in giallorosso. Frattesi incarna il centrocampista moderno, capace di difendere, cucire il gioco e attaccare gli spazi, come ha fatto egregiamente con l'Italia segnando due volte (una annullata per fuorigioco millimetrico con la Spagna, ndr) e sfiorando una terza segnatura. Potrebbe far gola all'Inter, che con Barella sistemerebbe il reparto mezzali per molti anni. Ma farebbe gola anche alla Juventus e a tutte le squadre soprattutto che giocano con un centrocampo a tre».

A proposito di Juventus: piace Milinkovic-Savic, ma ai bianconeri viene accostato anche Zaniolo...

«Penso che Zaniolo sia stato frenato nella sua crescita dirompente dal doppio infortunio molto brutto. La sua uscita dalla Roma non è stata facile. Per il bene della Nazionale sarebbe bello che tornasse in Italia. Per la Juventus potrebbe essere un profilo offensivo molto importante perché, dopo Dybala e con la partenza di Di Maria, i bianconeri potrebbero avere bisogno di un talento che salti l'uomo, soprattutto di piede sinistro. Aumenterebbe la creatività dell'attacco juventino».

Capitolo Napoli: da Spalletti a Garcia. Cambierà molto?

«Io sono un po' un allievo di Spalletti. Nel settore giovanile della Roma per me è stato un riferimento sia come allenatore, sia come uomo. È unico nel suo genere, nel suo modo di approcciarsi con lo spogliatoio e con la squadra. Quello che ha fatto a Napoli rimarrà sempre nella storia. Garcia è un allenatore esperto, ha vinto in Francia con una squadra non favorita e ha dimostrato a Roma che sa far giocare bene a calcio.

Ora subentra in un progetto vincente e mai è facile. Gli faccio un grande in bocca al lupo, sapendo, ma lo sa anche lui, che sarà una sfida stimolante, ma difficile».

Cosa pensa della vicenda Maldini-Milan?

«Mi dispiace per due motivi. Il primo: sono un nostalgico e mi piacerebbe sempre vedere dirigenti storicamente radicati nell'ambiente in cui lavorano. Il secondo: Maldini ha dimostrato una cosa rara nel nostro lavoro, ha sempre messo la faccia nei momenti difficili. Però aggiungo: se proprietà e anima dirigenziale non erano d'accordo e c'era grande distanza, probabilmente è stato meglio così per entrambi».

La Roma di Mourinho e la Lazio di Sarri potranno avvicinarsi al Napoli?

«Credo che da entrambe le parti della Capitale ci sia grande attesa per un salto di qualità. E tutte e due sono pronte a compierlo. La Lazio a partire da quanto fatto sul campo, dall'incredibile secondo posto dello scorso campionato, al termine di una stagione in Italia impeccabile. Meno in Europa dove forse ha pagato la minor profondità della rosa. Un salto di qualità che i tifosi biancocelesti si aspettano anche dalla campagna acquisti, tornando a fare la Champions. La Roma con Mourinho è tornata ad avere una dimensione europea con due finali consecutive che ne hanno rilanciato il nome a livello internazionale. Ma poi che pubblico, che continuità incredibile di sold-out, tenendo conto che la squadra non giocava per lo scudetto. Una cosa straordinaria, dovuta alla politica dei Friedkin e alla leadership di Mourinho».

Quanto erano vere le voci che la volevano accostato alla panchina del Frosinone dopo l'addio di Grosso?

«Ho l'abitudine di parlare di squadre quando le cose sono compiute, altrimenti mancherei di rispetto ai club e ai colleghi coinvolti. Nulla ho da dire sul Frosinone, se non che ho avuto il piacere di conoscere il presidente Stirpe quando addirittura ero nelle giovanili della Romulea. Quello che ha costruito deve essere un orgoglio per il nostro calcio. Una proprietà italiana sana come ce ne sono ormai poche, in un calcio che sta cambiando. Stanno scomparendo queste realtà e lo dico a malincuore dopo aver lavorato per le famiglie Sensi, Moratti e Pozzo».

Si sente ormai un commentatore tv o un allenatore “prestato” allo schermo?

«Dopo otto anni di lavoro all'estero, tra cui in realtà come Iran e Qatar, era arrivato il momento inserire un discorso più personale e familiare nelle mie scelte. E questo mi porta a latitudini più tricolori. E devo ringraziare la Rai, a partire dal Mondiale di Qatar 2022. E devo ringraziare Dazn, che mi ha fortemente voluto e punta su di me: è un onore lavorare per loro».

Cosa sente di avere imparato maggiormente girando il Mondo con il calcio?

«Ho imparato ad aprire i miei orizzonti di valutazione, facendo calcio in realtà diverse. Non parlo tanto di club con una storia e una tifoseria consolidate come Panathinaikos e Sparta Praga. Parlo soprattutto dell'Asia, in Iran e Qatar: altre culture, altre religioni. Ti apre la mente. Per me è stato un privilegio giocare là la Champions League dell'Asia. Ma soprattutto ho imparato che alle volte noi stessi ci autobistrattiamo un po' troppo. L'Italia esprime alti valori: sia a livello di scuola calcistica, quella di Coverciano, sia a livello di campionato, che non ha i fondi e le risorse che ci sono altrove. Abbiamo portato tre squadre nelle finali europee, di cui due con allenatori italiani che hanno fatto la gavetta come Vincenzo Italiano e Simone Inzaghi. All'estero ho imparato a dare ancora più valore all'Italia e al movimento italiano».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 22 Giugno 2023, 08:34

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