Vincent Cassel “The Special”: «Non sapevo cosa fosse l'autismo, ora so cosa è l'ingiustizia»

Vincent Cassel “The Special”: «Non sapevo cosa fosse l'autismo, ora so cosa è l'ingiustizia»

di Alessandra De Tommasi

Vincent Cassel sbarca in TV: dopo averlo presentato al Festival di Cannes, il suo film “sociale” The Special salta la sala e arriva sul piccolo schermo, venerdì 2 aprile su Sky Cinema Due alle 21.15. 


L’ex marito di Monica Bellucci sembra irriconoscibile, nei panni di Bruno, un uomo impegnato con i bambini affetti da autismo: berretto tirato sugli occhi e maglioni extra large, il suo personaggio guarda all’essenziale, in una battaglia per giustizia e inclusività. Intanto il 54enne parigino ha in cantiere il ruolo di Athos nel prossimo adattamento de I tre moschettieri e una partecipazione speciale nel nuovo capitolo cinematografico di Asterix & Obelix accanto a Marion Cotillard in versione Cleopatra.


Com’è stato il suo approccio alla malattia?
«Molto più autentico di come lo proponga Hollywood. Qui il racconto parte da una storia vera e anch’io ho smesso di romanticizzare l’idea per affrontare le difficoltà di chi ha l’autismo. La mia più grande paura ruotava attorno al terrore di tradire quello che mi era stato affidato».


Conosceva qualche persona affetta da autismo?
«No, prima del film questa sindrome era piuttosto vaga nella mia mente, ma quando mi ci sono confrontato ho visto che in questo campo non si può generalizzare e l’autismo assume varie forme».


Dove nasce la sua sensibilità per il sociale?
«Non sono nato e cresciuto nei privilegi e conosco quartieri a Parigi, come Bellville, che mi ricordano le atmosfere del film. Qui non si parla di pietà ma di vera e propria ingiustizia, ecco allora la spinta a capire chi è diverso da noi e ad imparare a rapportarsi con questa realtà senza guardarla dall’alto».


Chi le ha insegnato tutto questo?
«Mio padre mi portava sempre in posti insoliti, quando ero piccolo, e mi mostrava realtà lontane dalla mia e questo mi ha aperto gli orizzonti».


Nel film svanisce la sua immagine di rubacuori per lasciare spazio ad un personaggio più reale. Le è pesato?
«Niente affatto.

Quando guardo i miei colleghi ne vedo molti più in forma di me, che conduco una vita sana e mi tengo in allenamento ma senza essere fissato e vivere in palestra per diventare sempre più muscoloso. Eppure so quando mettere da parte l’ego, come in questo caso: sia l’etichetta di sex symbol che quella di ragazzaccio mi è stata attribuita e io non ho mai smentito nulla perché a volte la reputazione da bad guy ti aiuta ai provini». 


Perché questo film oggi è ancora più necessario?
«Perché davanti ad una realtà a volte grigia abbiamo bisogno di una pacca sulla spalla, anche se metaforica, di un senso di unità e comunità che risvegli l’ottimismo e tenga alto il morale, giorno dopo giorno.


Cosa rende felice lei, invece, quotidianamente?
Il pensiero dei miei figli. Grazie a loro ho conquistato un senso di tenerezza che non sapevo di possedere, mi hanno insegnato pazienza e gentilezza, insomma mi hanno cambiato la vita e restano la mia priorità e la mia gioia più grande.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 30 Marzo 2021, 18:07
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