Fialdini: «Le mie ragazze da 13 a 97 anni, unite dalla forza di reinventarsi»

La conduttrice ogni sabato su Rai3: «Quest’anno in studio anche uomini»

Fialdini: «Le mie ragazze da 13 a 97 anni, unite dalla forza di reinventarsi»

di Donatella Aragozzini

Raccontare l'universo femminile nel corso dei decenni, lasciando che a tracciare il quadro siano donne di diverse generazioni che, coraggiosamente, sono state artefici del proprio destino, spesso ribellandosi alle convenzioni e alle imposizioni della società. È la sfida che Francesca Fialdini ha raccolto lo scorso anno, quando ha preso il timone del programma di Rai3 “Le ragazze”, il format originale di Pesci Combattenti tornato a occupare, nella nuova edizione, la prima serata del sabato.

Francesca, che “ragazze” avete trovato questa volta?

«Quest'anno hanno tutte una grandissima personalità, abbiamo scelto con cura le storie da raccontare e, forse inconsapevolmente, ne è venuta fuori l'edizione del talento: mettiamo in luce la capacità incredibile di noi donne di reinventarci sempre, di realizzare i nostri sogni puntando sulle nostre forze. Si va dalla signora che a 13 anni faceva la pescatrice e andava a gettare le reti nel lago, una vita di sacrifici di solito riservata agli uomini, alla signora di 97 anni che ancora vende lampadine nel negozio che era del padre, nonostante sia diventata cieca».

Rispetto alle passate edizioni, c'è una grande novità: la presenza degli uomini. Come mai questa scelta?

«Perché questo è un anno particolare: l'omicidio di Giulia Cecchettin ha svegliato le coscienze, abbiamo visto le reazioni della gente, con tante persone in piazza.

Questo femminicidio, più di altri, ha aperto un dibattito sul patriarcato, sul maschilismo: parlare di certi comportamenti radicati può essere scomodo ma rappresenta una sorta di steccato, bisogna far capire che solo andando avanti insieme, e rendendo armonico lo sguardo degli uomini e delle donne, gli steccati vengono abbattuti. Abbiamo perciò inserito alla fine di ogni puntata un uomo, proprio per integrare lo sguardo femminile e maschile».

Ad esempio?

«Sabato scorso, abbiamo avuto lo scrittore Stefano Massini, che ci ha aiutato a leggere la pagina delle Fosse Ardeatine alla luce della storia di Mira Micozzi, che a 7 anni ha perso il padre in quell'eccidio».

Nel programma ci sono storie di donne note e storie di donne sconosciute. È questa la formula vincente?

«Penso di sì, perché tutti ammiriamo le vite note, ma quando andiamo a conoscere vite più nascoste proviamo la stessa ammirazione: le nostre protagoniste sono tutte donne che hanno tirato fuori un'energia particolare per esprimere se stesse, le storie hanno in comune la voglia di vivere e realizzarsi a prescindere dall'amore, il marito o i lutti».


Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Aprile 2024, 08:23
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