I Facchinetti rivoluzionano The Voice, Francesco:
"Felicissimo di lavorare con mio padre"

I Facchinetti rivoluzionano The Voice, Francesco: ​"Felicissimo di lavorare con mio padre"

di Donatella Aragozzini
ROMA - Una poltrona per due. Roby e Francesco Facchinetti hanno portato una sferzata di energia a The Voice of Italy, andando a formare il cosiddetto “Team Fach” che sta facendo divertire e appassionare i telespettatori del talent di Rai2.





Francesco, contento di questa esperienza in coppia con suo padre?

«Sono felicissimo di condividere con lui questa avventura: in un momento in cui i valori sembrano azzerati, ci sembrava interessante far uscire il rapporto padre/figlio con tutte le dinamiche, i momenti in cui si discute, quelli in cui si gioisce, ci si emoziona...».



È venuta fuori una coppia che funziona molto: quale è il segreto?

«L'incipit è il fatto che io paradossalmente faccio il serio e lui invece fa – tra virgolette – il matto: questa cosa ci diverte e spero faccia divertire. Essere in due è poi un plus perché i talenti, quando schiacciamo il pulsante, sanno di aver convinto due persone. Anche se mio padre è lo “schiacciatore maledetto”, vuole sempre vedere chi sta cantando».



Non siete però sempre d'accordo.

«Quasi mai, ma anche questo è il bello. Però ci siamo messi una regola: gli artisti che si esibiscono devono accendere tre caselle, cioè avere una vocalità prestante, una unicità e infine una presenza scenica, che non è la cosa più importante ma comunque va considerata».



Soddisfatti delle vostre scelte?

«Molto, volevamo rappresentare la musica a 360 gradi e ci siamo riusciti, diversamente da J-Ax che ha formato un team che appartiene più al mondo underground, Piero Pelù che è più rock, Noemi che è più soul».



Anche il figlio di Gerry Scotti lavora ora con il padre: che ne pensa?

«Se vuole fare questo mestiere ben venga, ha un grande insegnante. Io non ho mai sopportato chi pensa che essere figlio d'arte sia un peso: non è vero, a me essere il figlio di Roby Facchinetti è servito a farmi promuovere a scuola, a 18 ad entrare gratis in discoteca...».



Lei ha condotto quattro edizioni di X-Factor: che effetto fa stare ora dall'altra parte?

«Lo trovo molto interessante, anche perché questo programma è l'ultima evoluzione dei talent, con un meccanismo meno anglosassone di X Factor e più “mediterraneo”. Vorrei mantenere alcune caratteristiche della mia conduzione, come l'empatia con i concorrenti».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Marzo 2015, 10:21
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