Ultimo, megatour negli stadi al via: «Non mi sento arrivato, ho ancora fame» FOTO

Data zero a Bibione tra musica e confessioni: «La rabbia? Sto imparando a usarla bene»

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di Rita Vecchio

Altro che «il solito bambino con la faccia da perdente, che si fermava a un passo dal traguardo». Quante rivincite si è preso dal 2017. Quanti traguardi tagliati. Occhiali scuri, pantaloni rossi, canottiera nera con il suo nome in corsivo: Ultimo, il cantautore più giovane di sempre che si è preso gli stadi, riparte. «È un sogno. Che bellezza».

 

Lo prova a urlare, emozionato, ai 28mila di ieri sera allo Stadio Comunale di Bibione (Venezia), tappa uno di 15 date (di cui 10 sold out) che si chiuderanno a San Siro il 24 luglio. Torna a tre anni dal mega concerto allo Stadio Olimpico di Roma, e dopo il nuovo disco “Solo”, 16 dischi d’oro e 52 dischi di platino. «Una cosa enorme. Ma non mi sento mai arrivato. La fame è sempre la stessa».

Consapevole, sì. Tra chi sa che ce la sta facendo e chi vuole rimanere saldo con i piedi per terra. «La rabbia? Quella c’è sempre. Ma sto imparando a usarla bene», aveva detto poco prima di iniziare. Immaginatevelo voi, questo ragazzo di 26 anni, Niccolò Moriconi. Di San Basilio. Lui, la sua voce, le sue canzoni, il suo pianoforte, la sua passione. Su Instagram aveva postato una foto con le mani alzate in cielo e alle spalle il palco. «Sono tornato a casa. In questi anni non c’è stato un momento in cui non abbia pensato al concerto. Questo stop ha cambiato le cose, non so se in meglio o in peggio. Quello che conta è che sono tornato a suonare».

Un tour con 550mila biglietti venduti (da Vasco sono 660 mila).

Tra cui il Circo Massimo, dove non bisserà la poesia per Roma dell’Olimpico («Ne basta una»). Parte del ricavato della vendita sarà devoluto per Unicef (di cui è ambasciatore). E sulla guerra: «Ho dipinto un pianoforte per un centro di accoglienza di famiglie ucraine. Che io sia contro la guerra è scontato, ma è importante ripeterlo». 


In scaletta il riassunto dei quattro album. Un bicchiere di vino tra il primo e il secondo set di un concerto tripartito. Stelle e costellazioni su “Buongiorno vita”. Mentre la U di Ultimo - cornice del palco alto 30 metri e largo più di 60 - è illuminata da più di 250mila Led, con 108 punti laser per una scenografia tridimensionale e spettacolare, geyser a Co2 e fiamme. Scorrono così “Il ballo delle incertezze”, “Poesia senza veli” (con i disegni del tattoo artist Luca Arancio, lo stesso illustratore del disco “Solo”) e “Vieni nel mio cuore”, ultimo singolo per la prima volta eseguito live e promosso a inno del tour. Dinamicità visiva accompagna la sua musica in due ore di live di un pop credibile. Undici brani che fanno a staffetta con gli altri due set, quello acustico e quello piano e voce. Gli assoli di chitarra, violino e violoncello. “Fateme cantà”, “I tuoi particolari”, “Pianeti”, “22 settembre”, “Sogni appesi” che portano al finale. Questa è la favola di Ultimo. La favola di Nì. Di quel giovane, “sopra il tetto del mondo”.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Giugno 2022, 12:00
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