Tommaso Paradiso: «Il successo mi aveva divorato. Ora ho ritrovato la mia felicità»

Esce "Sensazione stupenda", il settimo album della carriera e il secondo da solista, dopo i Thegiornalisti. E' il ritorno di Paradiso anche nei palazzetti. In autunno il nuovo tour.

Tommaso Paradiso: «Il successo mi aveva divorato. Ora ho ritrovato la mia felicità»

di Rita Vecchio

E’ un Tommaso Paradiso che si addentra nei meandri della sua musica, nei labirinti  di una ritrovata creatività, schietto e consapevole di un percorso di salite e discese, che guarda al passato, ne fa tesoro, lo attualizza. “Sensazione stupenda”, album che sarà pubblicato domani, contiene in 13 brani tutto il suo mondo. «Con questo disco, con queste canzoni vi sto dando me stesso. Vi prego di proteggerlo insieme a me». Una preghiera che conduce a un ascolto più attento di tracce come “Amore Indiano”, a quattro mani con Francesco Bianconi di Baustelle, "Viaggio intorno al Sole", "Blu ghiaccio travolgente", fino alla chiusura cinematografica, ”L’Ultimo valzer", omaggio agli Oliver Onions

 

Tommaso Paradiso, ma è vero che “si scrive per non morire”? E' nel verso della canzone che titola l'album. 

«Sì. Per me, è proprio così. Mi tiene vivo una fiamma interiore che mi sveglia felice, uno spirito dentro che mi tiene ancorato al mestiere che faccio. La musica è attaccamento alla vita». 

Quindi, è salvifica? 

«Nei giri nei pub in cui sto presentando in anteprima il disco (nelle sette città che ospiteranno in autunno il tour nei palazzetti, ndr), alcune persone mi dicono che sono state salvate dalla musica e che le mette in pace con il mondo. Probabilmente sì, la musica è davvero salvifica». 

E i brani di “Sensazione stupenda” raccontano la sua vita come fossero la trama di un film. “L’ultimo valzer”, orchestrale e cinematografica, sono i titoli di coda? 

«Io amo la musica da film, io la scrivo. Volevo che si conoscesse anche questo mio aspetto. Lo sguardo è ai grandi maestri italiani, Armando Trovajoli, Ennio Morricone, Nino Rota. Sembra uscita da un film di Martin Scorsese, ma il titolo è una dichiarazione d’amore per gli Oliver Onions, grandissimi artisti troppo (e ingiustamente) dimenticati. “L’ultimo valzer” era la colonna sonora di “Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre” con Bud Spencer». 

Insomma, questo disco è un ritorno in grande stile. 

«E’ il manifesto in cui credo, tra estetica e poetica. Ho fatto i conti con me stesso e ho capito che non volevo più fare canzoni tanto per fare, con mille suoni diversi. Ho messo pace tra le mie due anime controverse, la musica con gli strumenti tradizionali e quella con i suoni sintetici, tipo Thegiornalisti di Sold Out. Vorrei essere ricordato come il Tommaso Paradiso che fa questa musica qui. Da appassionato di registi di genere, mi piacerebbe fosse identificabile fin dai primi secondi di ascolto, un po’ come identificabili da subito sono i film di Tarantino». 

C’è un brano in cui canta che non si può controllare tutto quello che succede. Ha la mania del controllo?

«Ebbene sì, e lo dice pure la mia dottoressa (ride, ndr). Vale sia nella musica che nella vita privata. Sono uno che ama lasciarsi andare, ma fino a un certo punto. Voglio restare lucido, e infatti non uso droghe. Non mi piace essere completamente fuori di me». 

“Quando questo mondo ti sta crollando addosso”: a lei è capitato?

«Mi è capitato e non si guarisce mai fino in fondo. C’e sempre una traccia di disastro che il nostro corpo accoglie dentro. Ma la vita è meravigliosa, come racconto nel disco che diventa quasi di speranza. Ho conosciuto l'inferno, ci sono passato e ci passo tuttora, però c’è un modo per spiccare il volo. Basta conoscerlo, parlarci ed esorcizzarlo. Ci si ricade, per carità. Ma sono uno più legato alla vita che alla morte». 

Questo disco è stato lavorato in un momento felice o triste della sua vita? 

«Felice. Anzi, travolgente. In un momento in cui esplode tutto. Ecco perché "sensazione stupenda"». 

Di quale rivoluzione parla in "Viaggio intorno al sole”? 

«Di quella già in atto, dalla grande pandemia alle bombe e alla guerra a pochi chilometri da noi. La rivoluzione la viviamo tutti i giorni, sembrava che la storia si fosse fermata e poi all’improvviso sono arrivati una serie di eventi sfortunati. A differenza degli anni '60 o '70, pensiamo a John Lennon, la musica oggi agisce più sulle coscienze, è più terapeutica a livello mentale che sociale».

“Distratto sedotto", “rincoglionito", “che non sa camminare”, “al di là delle bombe”. In “Figlio del mare" c’è un po’ di Lucio Dalla ma c’è tanto di Tommaso Paradiso.

«E’ la canzone testamento del disco, riassume in un brano solo tutta la mia vita degli ultimi anni.

Il primo verso lo scrissi in Corsica, un paio di anni fa. Ero solo, in spiaggia, camminavo, mi sentivo finalmente bene. Venivo da un periodo in cui non volevo nemmeno andare a fare la spesa al supermercato o uscire di casa per comprare le sigarette».

Depressione? 

«No, non mi azzarderei a definirla così. La chiamerei angoscia. Era paura, ansia, semplicemente un timore esistenziale. In quella spiaggia bianca, “con i piedi in cielo”, in cui si vedeva il confine cielo e mare, io mi sono sentito di nuovo bene. Qualche tempo dopo la Russia ha iniziato a bombardare l’Ucraina. Non sono uno che resta indifferente dalle notizie che legge». 

Rispetto al primo disco da solista, qui c’è più consapevolezza?

«Faccio un conto unico e per me è, comunque, il settimo disco. “Space Cowboy”, completamente acustico, era la conseguenza del mio essere esausto di suoni sintetici usati fino a quel momento. “Sensazione stupenda”, invece, mi ha riportato in linea con tutto quanto». 

Neo quarantenne, pensa di avere ricevuto il giusto per i sacrifici della gavetta?

«Sì. Penso che ognuno ha quello che si merita». 

Film in lavorazione ne ha?

«No, per ora mi concentro sul disco. Ma ho un sacco di storie». 

Roma, è sempre la sua città?

«Certo. In “Quando si alza il vento” voglio aiutarla a uscire da questa fase di abbandono. Più questa città soffre, più scrivo canzoni per proteggerla». 

Tra immagini e volti, nel video di “Blu ghiaccio travolgente” passa in rassegna la carriera e ne ripercorre le tappe.

«Sono partito dal pianoforte a casa di mamma per arrivare ai palchi, alle persone, agli incontri. Ci sono tutti, da Marco e Marco (Marco Rissa e Marco Primavera, chitarra e batteria di Thegiornalisti, ndr) a Luca Carboni. E’ una canzone che racchiude il concetto di musica che cerco di esprimere». 

A proposito di Carboni, “Luca lo stesso” fu la prima canzone su commissione. Gli ha fatto ascoltare i nuovi brani?

«No, ma voglio inviarglieli. Allora ero molto incosciente, ma fui davvero molto contento di scrivere per lui». 

In una canzone cita Camilleri. Lui diceva di farsi «condizionare il meno possibile da una società che finge di darci il massimo della libertà». E’ d’accordo?

«Lo sono totalmente. Ognuno, però, ha un suo concetto privato di libertà». 

E lei si sente libero?

«Direi di sì. Attraverso l’atto creativo si esprime un atto di libertà. E scrivere una canzone lo è». 

In “Sensazione stupenda” c’è ieri e oggi. Chi è stato Tommaso Paradiso? E chi è diventato?

«Sono stato una persona che a un certo punto aveva poca coscienza, fagocitato dagli anni del successo, in cui facevo senza pensare, in cui mi sentivo in un frullatore. Adesso me la godo di più e non devo dire per forza sì a tutto. E quindi, evviva la notorietà». 

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Qui le date di TOMMY 2023, il tour nei palazzetti (VivoConcerti)

 

Giovedì 16 novembre 2023 – Roma @ Palazzo dello Sport

Domenica 19 novembre 2023 – Napoli @ PalaPartenope

Martedì 21 novembre 2023 – Bari @ PalaFlorio

Sabato 25 novembre 2023 – Padova @ Kioene Arena

Martedì 28 novembre 2023 – Assago (MI) @ Mediolanum Forum

Sabato 2 dicembre 2023 – Catania @ PalaCatania

Mercoledì 6 dicembre 2023 – Torino @ Pala Alpitour


Ultimo aggiornamento: Sabato 14 Ottobre 2023, 14:33
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