Maneskin, la recensione dell'album “Il ballo della vita”

Maneskin, la recensione dell'album “Il ballo della vita”

di Claudio Fabretti
I Maneskin amano vincere facile. Non c'è dubbio che Il ballo della vita, consoliderà il loro status di idoli da talent. Sull'onda del singolo di successo Morirò da re, trionfano suoni orecchiabili e trascinanti, speziati funk con un pizzico di Red Hot Chili Peppers, o resi più ruspanti da qualche aggancio rock ai primi Negrita. Il tutto nel segno del ballo «l'atto che avvicina e fa uscire la parte più spontanea di sé».

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Tutto appare mirato a catturare le radio e il grande pubblico attraverso un mix accattivante - e a volte un po' caciarone - in cui svetta il canto roboante di Damiano. Il re nudo è a suo agio quasi sempre, tranne quando canta in inglese, con pronuncia rivedibile. La stoffa, insomma, c'è, quel che manca è un'idea forte che possa connotare il gruppo. Ma sono giovani: il tempo è dalla loro parte. 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Ottobre 2018, 10:25
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