Gilda Buttà: «Io, pianista classica col vizio del pop da Morricone a Mare fuori».

E' la pianista che ha dato la musica alle colonne sonore di Morricone, protagonista oggi del "pianoforte" di Mare Fuori. Una delle più brave artiste del piano contemporaneo, scelta da Vasco e da Mina, con la passione nascosta per Sanremo. Sarà una delle ospiti di Piano City a Milano.

Gilda Buttà: «Io, pianista classica col vizio del pop da Morricone a Mare fuori».

di Rita Vecchio

Non riesce a stare ferma. Un’onnivora curiosità la spinge, e l’ha spinta. Anche nel varcare il confine del piano classico, di notturni e sonate, ad abbattere i pregiudizi e arrivare alla musica da film. Un azzardo, per alcuni. Una fortuna, per altri. E’ Gilda Buttà, pianista pluripremiata, classe 1959, siciliana di nascita. Pianoforte di Morricone, pianoforte di Mare Fuori, serie Rai che ha ottenuto l’ovazione popolare, e la canzone, scritta, come tutta la colonna sonora, da Stefano Lentini (che con lei sarà ospite di Piano City il 21 maggio “Storia di Mare Fuori per Piano Solo”), la certificazione platino. E poi, Vasco e Mina

Gilda Buttà, come va con il pregiudizio del musicista classico che si cimenta nei film? 

«Oggi bene (dice in modo scherzoso, ndr). Ho fatto pace con il tempo con quelle dicerie. E’ stato un marchio pesantissimo ed Ennio (Morricone, ndr) lo sapeva. Lui, per primo, era stato parte del pregiudizio essendo etichettato come il “compositore da film”». 

E lei? 

«Me ne hanno dette di ogni. Ero quella che da Liszt si era messa a fare musichetta pop. Mi snobbavano gli stessi colleghi che poi mi chiedevano le partiture di Morricone». 

Li ha aiutati?

«Avevo il veto, non potevo passare nulla. La cosa che fa riflettere è che oggi, dopo la morte, è suonato e stimato in tutto il mondo. Ma durante la sua vita, rigorosamente al servizio della musica, c’era chi lo guardava in modo superficiale». 

Ma "La Leggenda del pianista sull’Oceano", il Golden Globe, non aveva in parte svecchiato la visione del pianoforte come strumento protagonista?

«Quel film è stato importante per funzione del pianoforte all’interno di una sceneggiatura. Ha significato una svolta più per il mondo pianistico, non tanto per chi si occupava di composizione».

Come fu il vostro incontro? 

«Ero arrivata da poco a Milano, ero molto giovane e avevo la grande dote di una buona lettura a prima vista che nel pianoforte non è comune. Da qui, il rapporto che ci ha unito per decenni, un legame umano e professionale».

E con Mare fuori, invece? 

«E’ il seguito di una collaborazione che ho da anni con Stefano Lentini, straordinario professionista, con cui ho lavorato per “Braccialetti rossi”, “La porta rossa”, “Sopravvissuti”, conosciuto pure in Cina per lo Stabat Mater nel film The Grandmaster (candidato a due Premi Oscar, ndr) di Wong Kar Wai. Mi ha proposto  di suonare per le prime due serie per il giovane ("O' Chiattill", Nicolas Maupas, ndr) e per la zingarella ("Naditza", Valentina Romani, ndr).

Ha fatto un lavoro grandioso, con una baraonda di musicisti di qualità, tre orchestre, i brani per i cantanti. Ora siamo arrivati alla quarta stagione. E’ una colonna sonora che ha un seguito incredibile a prescindere dalla serie».

L’ha vista?

«Mentirei se rispondessi di sì. Non riesco a vedere le cose a pezzetti. Qui è stato come con Tornatore con la Leggenda, avevo i racconti e per la mia parte erano necessari quelli. Un giorno la vedrò dall’inizio alla fine». 

E gli attori, Valentina Romani o Nicolas Maupas li ha incontrati?

«No, nemmeno. Tim Roth, invece, allora lo avevo conosciuto». 

Le faccio altri due nomi, Vasco Rossi e Mina

«Nemmeno loro. Il mio pianoforte c’è però. Per “L’altra metà del cielo” di Vasco per il balletto al Teatro alla Scala mi chiamò Celso Valli. L’idea di potere suonare canzone che ho amato, mi ha fatto un piacere incredibile. Mi sono divertita da morire. E Mina, che dire? Ho suonato in tre dei suoi dischi. L’ultimo ("Ti amo come un pazzo", ndr) lo sto ascoltando in questi giorni e mi piace un sacco. Devo ancora sentire il brano con Blanco, "Un briciolo di allegria"». 

Ma una come Gilda Buttà, Sanremo lo vede?

«Scherza? Ho creato un gruppo di ascolto con altri musicisti classici, cerchiamo di non metterci concerti durante quella settimana. Lo seguiamo tutto, siamo dei pazzi». 

Ci è mai stata all’Ariston? 

«Mai. Nemmeno quando hanno fatto un omaggio della Leggenda del pianista. Allora (Sanremo 2009, ndr), suonò Giovanni Allevi…». 

Ci andrebbe se Amadeus la invitasse?

«Non lo so, forse mi piacerebbe». 

Prossimi lavori?

«Ho tanto in cantiere. Tanti concerti "classici", insieme al violoncellista Luca Pincini (suo compagno anche nella vita, ndr). E qualche incisione, tra cui il secondo volume di "Postcards from Italy" con Victoria Terekiev. Insomma, sono sempre in movimento. Con le dita sui tasti». 


Ultimo aggiornamento: Sabato 27 Maggio 2023, 14:39
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