È tempo di nuove nomine alla Rai ma non tutti i papabili sono usciti allo scoperto. Per il momento preferiscono tenere la maschera. Come è noto a ogni cambio di governo cambiano pure i vertici della tv di Stato. Palazzo Chigi è consuetudine che scelga l’a.d. e il direttore del Tg1. Draghi (o chi per lui) nominò Fuortes e Maggioni. Ai partiti sono spettate le numerose altre poltrone, nella più classica delle lottizzazioni. Adesso con il governo Meloni gli esponenti di Fratelli d’Italia – che con Draghi erano opposizione – vogliono portare a casa un buon bottino, visto che è erano rimasti fuori dal portone principale. Ma nella maggioranza ci sono anche Lega e Forza Italia che non vogliono certo giocare nella partita il ruolo di comparsa.
Premesso che l’a.d. Fuortes scelga un’altra strada lontano da Viale Mazzini, dopo aver onorato il suo mandato con l’approvazione del bilancio (prevista nel mese di aprile), ecco che le sirene entrano in scena e il loro richiamo imperversa nei corridoi di Mazzini, Asiago e Saxa Rubra, ma anche di Montecitorio e Palazzo Madama. Nonché ovviamente di Palazzo Chigi.
Che cosa bolle in pentola? Stando alle voci insistenti di corridoio ci sono un piano A e un piano B. Per entrambi i piani il nuovo vertice aziendale vede in pole position il ticket formato da Roberto Sergio-Giampaolo Rossi, rispettivamente a.d. e d.g. Con l'inversione dei ruoli una volta scaduto il mandato dell'attuale cda (tra oltre un anno) e cominciato il nuovo mandato. Ovviamente il nuovo corso prevede anche il cambio dei direttori. Qui però subentrano i piani A e B. Se al Tg1 va Gian Marco Chiocci, attuale direttore dell’AdnKronos, al quale la Meloni sembra abbia promesso la poltrona, il suo arrivo potrebbe essere una partita complessa essendo un esterno e avendo FdI già scelto la direzione del Tg2. E non è mai esistito che il partito di maggioranza relativa abbia in contemporanea la direzione di Tg1 e Tg2. Quindi se dovesse arrivare Chiocci, Nicola Rao potrebbe lasciare il suo incarico al telegiornale della seconda rete ad Antonio Preziosi, come chiesto da Forza Italia. A quel punto Rao prenderebbe la direzione del Giornale Radio. Preziosi lascerebbe all'ex direttore del Tg1, Giuseppe Carboni, in quota Cinquestelle, la direzione del Gr Parlamento che per tradizione spetta sempre all'opposizione.
Ma c’è un altro direttore in prima fila nella griglia di partenza della corsa alle nomine. Si tratta di Marcello Ciannamea, attuale responsabile della Distribuzione Rai, stimato da tutta l'azienda e politicamente anche da Forza Italia e Lega. Potrebbe essere lui il candidato a prendere il posto di Stefano Coletta alla guida dell'Intrattenimento Prime Time. Qualcuno vede Ciannamea anche papabile per l’a.d. ma il blocco dei contributi (perché un interno Rai deve prendere l’aspettativa per ricoprire il ruolo) allontanerebbe di un bel po’ di tempo la sospirata pensione. Se a Ciannamea viene data la direzione dell’Intrattenimento Prime Time che fine fa Stefano Coletta che dalla sua parte vanta i risultati? Gli ascolti con due Sanremo da record, il rilancio di Rai2 e non ultimo aver convinto Loretta Goggi a tornare in uno show da protagonista non si possono annullare soltanto perché politicamente sia vicino all’area Pd. Quindi morale della favola bisogna trovare un posto importante anche a Coletta. Perché la meritocrazia va premiata non affossata.
Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Marzo 2023, 17:02
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