Invisibili di successo: le clochard da commedia che hanno sbancato il box office

Invisibili di successo: le clochard da commedia che hanno sbancato il box office

di Michela Greco
ROMA - Lottano contro la diffidenza, contro una burocrazia spesso ottusa e disumana, contro l'indifferenza. Sono le donne senza fissa dimora - ma anche le operatrici sociali e le volontarie che si occupano di loro - protagoniste del film Le invisibili di Louis-Julien Petit, campione d'incassi in Francia con 10 milioni di euro al botteghino, che ha aperto i Rendez Vous del Cinema francese e dal 18 aprile sarà nelle sale italiane. Il tema è quello, sempre più scottante, della povertà e dell'isolamento che colpisce le fasce più vulnerabili della popolazione. Il tono quello - incongruo solo in apparenza - della commedia sociale. Il regista ha infatti trovato la formula vincente di questo racconto ispirandosi a film di successo come Full Monty e Pride, dove la risata è la chiave più efficace per aprire le porte dell'empatia e per favorire la comprensione di situazioni anche molto tragiche. Dove il divertimento va a braccetto con la commozione e con un pensiero fortemente politico.
Ispirato al lavoro sul campo di Claire Lajeunie sulle senza fissa dimora di Parigi - da cui sono nati un libro e un documentario - Le invisibili guadagna una buona dose di verità dalla presenza nel cast di molte donne che hanno realmente fatto esperienza della vita in strada, accompagnate dalle attrici professioniste Audrey Lamy, Noémie Lvovsky e Corinne Masiero. Insieme compongono un mix variegato di donne fragili e forti, battagliere o paralizzate dalle difficoltà, che tirano fuori i loro talenti cercando una soluzione all'abbandono da parte delle istituzioni, reinventandosi per (ri)entrare nel circuito del lavoro. Sono donne che cercano aiuto e che lo offrono, e non è affatto detto che le prime siano le senza fissa dimora e le seconde le operatrici sociali. Anzi, qui i ruoli si invertono spesso. Queste Invisibili, poi, si chiamano Edith Piaf, Beyoncé, Lady D., nomi che si sono date a partire da figure femminili che ammirano. Ma lo spettatore finirà per voler bene, più di tutte, alle persone e alle storie dietro quei nomi.

Intervista a Massimiliano Signifredi, della Comunità di Sant'Egidio

ROMA - "Non sono affatto invisibili: i senza fissa dimora sono al contrario le prime persone che incontriamo quando arriviamo in una nuova città, fuori dalle stazioni. Sono molto visibili, ma vengono tenuti a distanza". Lo dice Massimiliano Signifredi, della Comunità di Sant'Egidio, che ha "adottato" Le invisibili e lo ha proiettato la settimana scorsa nella mensa di via Dandolo, alla presenza dei senza fissa dimora e dei volontari della struttura.
Hanno amato il film?
Sì, e lo hanno trovato divertente. È una rappresentazione realistica delle difficoltà che incontrano fuori, senza un tetto, una protezione familiare, in preda alla solitudine. Sono ben raccontati anche gli assistenti sociali: la loro professione viene vista come tecnica, ma è piena di umanità. Trovano soluzioni creative per aiutare chi è più esposto alle intemperie del tempo e della vita.
Il film può aiutare a combattere l'indifferenza?
Il fatto che siano rappresentati come persone simpatiche può aiutare chi li guarda con diffidenza ad avvicinarsi, a vedere la loro bellezza.
Le istituzioni si stanno irrigidendo nei confronti dei poveri?
Si sta organizzando un sistema per rendere più complicata la loro vita. Basti pensare alle panchine modificate per non farli sdraiare, o al fatto che chi è senza residenza da più di 10 anni non può accedere al reddito di cittadinanza.
I cittadini sono diventati più o meno solidali in questi anni?
Negli inverni freddi del 2016 e 2017 c'è stata una risposta incredibile dei romani per la distribuzione di coperte e pasti. E sono aumentati i volontari di Sant'Egidio.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 11 Aprile 2019, 09:01
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