Ebola, il film con Fabrizio Pulvirenti, medico
sopravvissuto: "Vietato abbassare la guardia"

Ebola, il film con Fabrizio Pulvirenti, medico ​sopravvissuto: "Vietato abbassare la guardia"

di Michela Greco
ROMA - Alla ricerca di un vaccino per debellare Ebola, sei ricercatori provenienti da diversi Paesi si ritrovano a lottare contro l'epidemia in e-bola – sulle tracce dell'epidemia, "film formativo" – a metà tra thriller e documento divulgativo – in streaming gratuitamente da oggi su www.ebola-movie.com e al centro di una tavola rotonda istituzionale al Ministero della Salute.





Tra i consulenti scientifici è coinvolto anche Fabrizio Pulvirenti, medico di Emergency sopravvissuto a Ebola.



Cosa le è successo dal giorno in cui è stato dimesso a oggi?

«C'è stato un mese di convalescenza durante il quale ho scritto le memorie poi pubblicate nel libro Zona rossa di Gino Strada e Roberto Satolli e nel mio e-book, La mia battaglia contro Ebola. Poi sono tornato al mio normale lavoro all'ospedale di Enna, a cui affianco l'attività di testimonial per Emergency».



Com'è ora la situazione dell'epidemia?

«Ci sono ancora nuovi sporadici casi, nonostante da settimane si parli della fine di Ebola. Non bisogna abbassare la guardia, perché possiamo sconfiggere l'epidemia ma non la malattia».



Ha sempre detto che è diventato un simbolo solo perché è occidentale...

«Come dice Gino Strada, i diritti devono essere di tutti altrimenti sono privilegi. Io sono stato un privilegiato perché ho avuto cure e attenzioni più intense in quanto occidentale e perché sono andato volontariamente nell'occhio del ciclone, ma anche chi nasce da quella parte del mondo dovrebbe avere lo stesso livello di cure. Un grande merito di Emergency è proprio quello di portare standard di cura occidentali nei paesi in cui opera».



Ha sempre detto che voleva tornare in Sierra Leone.

«Avrei voluto, ma ora non avrebbe senso spendere una risorsa in un luogo dove ce n'è molto meno bisogno. Spero che Emergency mi chiami presto per altre missioni».



Dopo sei mesi, cosa ricorda più intensamente di quel calvario?

«Tutto, ma forse il momento più emozionante è stato quando, appena uscito dalla terapia intensiva, ho ripreso contatto con i miei affetti».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Luglio 2015, 13:46
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