Street food, Palermo quinta città al mondo.
Prima Bangkok, poi Singapore. Bruxelles nona
di Valeria Arnaldi
GUSTO. Tra storia e gusto, comunque sempre uno, anzi diversi passi prima della moda. Sì perché agli italiani mangiare bene e veloce, senza l’ingombro della tavola, è sempre piaciuto. E oggi, forse, piace ancora di più. Questione di crisi anche, che se fa male alle tasche fa invece bene al palato. E alla gola. Sono tre su quattro, secondo una recente indagine Coldiretti, gli italiani che acquistano cibo di strada in un vero e proprio boom di proposte low cost. Largo a piadine e arrosticini nel 45 per cento dei casi, allo “street” internazionale nel 24, hot dog in testa, e a quello etnico, per il 4 per cento.
PRIMA BANGKOK. In Italia, ovviamente. Sulla scena internazionale, i gusti cambiano. Al primo posto nelle preferenze mondiali spicca Bangkok, a partire dal pad Thay, tagliatelle con arachidi e salsa di pesce che rendono al meglio il gusto della cucina locale. Sul podio, a seguire, Singapore, con pollo, zenzero, scalogno e riso, e Penang in Malesia con la zuppa di pesce piccante. Il resto è in una storia di gusto noto e diffuso ben oltre i confini delle “strade” locali. Ecco allora cous cous e kebab da Marrakech, involtini primavera dal Vietnam, la pita turca, tacos e churros dal Messico e, per chi ama i dolci, i waffles dal Belgio. Ultimi tra i primi, i fritti di pesce di Ambergris Caye, in Belize. Insomma, a ognuno il suo piatto e la sua rotta, senza dimenticare lo scenario.
EFFETTO CRISI. Se è vero che la crisi ha avvicinato molti a questo tipo di ristorazione, per possibilità e necessità di risparmio, sono in tanti a preferirlo per praticità, velocità e perfino suggestione nel gioco di una scelta da chiosco o banchetto, che toglie al pranzo il peso della sua ritualità. Il risultato è inevitabile e sotto gli occhi e sui palati di tutti. L’offerta si moltiplica e articola. Soprattutto, si rinnova. Il trapizzino di Stefano Callegari – pluripremiata tasca di pizza farcita di ricette tradizionali romane - è un brevetto del 2008, già venduto in più città italiane e a New York. Gli chef Cristina Bowerman e Pierluigi Roscioli, sempre a Roma, griffano l’Ape Romeo che corre per la città in una sorta di pronto soccorso del buon gusto. Lo street food modaiolo conquista i mercati, a partire dalla palermitana Vucciria, è protagonista dei locali più trendy, come le pizzerie milanesi di Gino Sorbillo, e seduce gli chef che ne ripensano le ricette per sostenere i “riflettori” del piatto. Nessuna paura.
BIMBI OK. Lo street food fa bene alla salute, pure dei bambini. Quantomeno per imparare la storia. Contrariamente a quanto si pensa, l’invenzione non è americana, ma rimanda direttamente all’antica Roma. E se si tiene conto che spaghetti e pizza sono nati così, come proposte veloci, la “strada” dello street food italiano guarda lontano. Nel tempo e nello spazio.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 28 Ottobre 2013, 09:08
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