La buona notizia è che l'impatto delle recidive da infarto si può ridurre con una dieta equilibrata, l'attività fisica regolare, evitando il fumo di tabacco e, soprattutto, controllando i fattori di rischio, in particolare il colesterolo: tutte le evidenze indicano che mantenere stabilmente il colesterolo LDL al di sotto di 70 mg/dL diminuisce di circa il 25% il rischio di un secondo evento. Alle persone che hanno avuto un infarto è dedicato il progetto educazionale Amico del cuore - Dopo l'infarto il colesterolo conta, promosso dall'Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, ANMCO, dalla Fondazione per il tuo cuore e da Conacuore, con il supporto non condizionante di MSD.
«Settanta è il limite sopra il quale non deve mai salire chi ha avuto un infarto. Il consiglio è di assumere con costanza tutte le medicine prescritte, di rivolgersi al cardiologo o al medico di famiglia se non si riesce a raggiungere il livello terapeutico, di condurre una vita sana con particolare riguardo all'alimentazione», afferma Michele Gulizia Presidente ANMCO, Direttore UOC Cardiologia, Ospedale Garibaldi di Catania. «A tutti i pazienti viene prescritta una statina con evidenze di efficacia a raggiungere i valori target - aggiunge Furio Colivicchi, Direttore UOC di Cardiologia all'Ospedale San Filippo Neri di Roma. Ma circa il 10-20%, dei pazienti è intollerante alle statine oppure non le tollera a dosaggi elevati. In questi pazienti si segue una diversa strategia, prescrivendo ezetimibe, un farmaco ipocolesterolemizzante che agisce inibendo l'assorbimento del colesterolo a livello intestinale, in aggiunta ad una statina».
(leggocaperna@gmail.com)
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Aprile 2016, 09:01
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