«Mi sono licenziata dal lavoro per fuggire da un ambiente tossico: io costretta ad andare in ufficio per la riunione, gli altri collegati da casa»

Domenica 25 Febbraio 2024, 12:33 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 14:51
«Mi sono licenziata dal lavoro per fuggire da un ambiente tossico: io costretta ad andare in ufficio per la riunione, gli altri collegati da casa»
di Hylia Rossi
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Sembra che qualcosa si stia muovendo nel mondo del lavoro, un cambiamento che serpeggia già da tempo e che si sta concretizzando in una serie di azioni e proteste da parte dei dipendenti: si diffondono sempre più termini quali "quiet quitting", vale a dire ridurre l'efficienza per spronare il capo a licenziarti, o "act your wage", ovvero portare a termine un carico di lavoro realmente corrispondente allo stipendio percepito.

In effetti, al centro del dibattito rimane l'equilibrio tra vita privata e professionale, che per alcuni è garantito dalla possibilità di lavorare in smartworking anziché doversi recare tutti i giorni in ufficio, specialmente se, come nel caso di Tanya, si arriva in ufficio e si è costretti a collegarsi comunque su Zoom per una riunione con i colleghi da casa.

Per la donna il paradosso è stato sufficiente a farle capire che non aveva nessuna intenzione di continuare a lavorare in un ambiente tossico e ha deciso di presentare le sue dimissioni.

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