Francesca Fagnani: «Il successo di Belve? Mi mette ansia e mi fa lavorare il triplo. Vorrei dire a mia mamma che la amo tantissimo»

Giovedì 11 Aprile 2024, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 13:35
Francesca Fagnani: «Il successo di Belve? Mi mette ansia e mi fa lavorare il triplo. Vorrei dire a mia mamma che la amo tantissimo»
di Luca Uccello
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Il successo di Francesca Fagnani è un premio dopo ventanni di gavetta. Ma questo non l'ha cambiata. Continua a tenere i tacchi ben saldi per terra e a preoccuparsi ancora se tutto va bene. Se non c'è niente che si può ancora migliorare, fare meglio di prima.

Francesca Fagnani: «La paura di non essere all’altezza»

«Per come sono fatta, tendo ad aver paura di non essere all’altezza di quello che mi sta succedendo. La sola reazione che ho è un’ansia che mi porta a lavorare il triplo. Ho visto salire e scendere rapidamente persone ben più importanti di me e questo mi ricorda sempre che “successo”, in fondo, è un participio passato». Parole pronunciante al settimanale Oggi, alla collega Marianna Aprile.

Il suo primo amore però, grazie a Giovanni Minoli poi a Michele Santoro, è stata la cronaca, quella vera. Dura e anche pericolosa. Parlare di criminalità organizzata non è semplice ma la compagna di Enrico Mentana a quella romana ha dedicato il suo primo libro, Mala - Roma criminale. «La criminalità è il tema su cui lavoro da sempre. Il libro è una tappa importante di questo percorso». Il libro inizia dall'uccisione di Fabrizio Piscitelli, meglio conosciuto come Diabolik, capo del gruppo Irriducibili della curva nord della Lazio. «Dava fastidio perché si sentiva più forte e autonomo di quello che era. Si comportava da re mentre il re in carica è Senese. Pretendeva di stabilire pax mafiose e alleanze non avendone i gradi. Anche in quel mondo ti devi saper comportare. È morto da uomo libero, ma su di lui c’era un’indagine che solo quando è morto ha potuto svelare la sua reale caratura».

Racconta la mala, fa nomi e cognomi. Mai avuto paura? «Girando nelle periferie, dove è molto facile rischiare di esser menati, ho imparato presto ad avere un approccio neutro, curioso e soprattutto non giudicante. Da cronista. Che poi è come mi comporto con gli ospiti di Belve».

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