Tra i primi sintomi del Covid sappiamo che ci sono la perdita di gusto e olfatto. Ma quello che non sapevamo è che tra le conseguenze del virus può esserci un problema di udito che, a differenza degli altri due, non sempre regredisce. «Lo stiamo scoprendo oggi, purtroppo non sappiamo e non sapremo mai quanti pazienti deceduti nei mesi scorsi hanno avuto questo genere di effetti collaterali», spiega Domenico Napolitano, direttore dell’unità operativa complessa di Otorinolaringoiatria del Cardarelli.
Il primario e la sua equipe hanno studiato in quest’anno di pandemia la questione della perdita di olfatto e gusto, giungendo a importanti conclusioni, e ora si stanno concentrando su questa nuova “sorpresa” che il Covid può riservare a chi ne viene colpito. «Nel novanta per cento dei casi si ritorna ad avvertire gli odori e a sentire i sapori - prosegue il dottor Napolitano - La capacità di regressione è dovuta al fatto che il virus non aggredisce direttamente le cellule dell’olfatto o del gusto ma solo i neuroni di supporto. Quindi in due o tre settimane in genere si riesce a recuperare». Altrimenti c’è comunque qualcosa che si può fare. «Se dopo quaranta giorni non si è avuta una regressione si inizia una terapia a base di vitamina A. Qualcuno usa anche il cortisone ma noi non siamo d’accordo». Ma se non si ottengono i risultati auspicati ci si può sottoporre ad una sorta di training sensoriale. «Bisogna stimolare l’olfatto come in palestra si stimolano i muscoli. Inalare odori forti come limone, arancio, caffè in polvere, noce moscata, eucaliptolo o altro. A questo genere di terapia solitamente ricorre non più del venti o trenta per cento di chi ha subito la perdita di gusto e olfatto, il resto recupera autonomamente, tranne un dieci per cento che purtroppo non recupera affatto». Il primario chiarisce anche perché il Covid provochi questi disturbi. «Il virus lo troviamo in naso e faringe quando facciamo il tampone, quindi è chiaro che è da lì che comincia il suo l’attacco. Naso e faringe sono le porte d’ingresso che adopera per aggredirci».
Ma adesso la nuova frontiera degli studi che vedono protagonista il Cardarelli riguarda i danni all’udito che il virus sta provocando in molti pazienti. «Siamo giunti alla conclusione che il Covid 19 colpisce anche l’orecchio interno, provocando abbassamento dell’udito, sindrome vertiginosa e acufene», spiega ancora Napolitano. Secondo il dossier raccolto con i suoi collaboratori, e che a breve sarà oggetto di una importante pubblicazione scientifica, il Coronavirus attacca l’arteria uditiva interna provocando microtrombi e ischemie, compromettendo il nervo acustico. «Noi siamo convinti che questa sia la causa principale dei danni all’udito ma potrebbero esserci anche altre ipotesi.
E gli effetti non sempre sono reversibili. «I pazienti sotto i cinquant’anni hanno recuperato completamente l’udito e superato del tutto anche la sindrome vertiginosa. Il problema è per gli over cinquanta che hanno invece evidenziato risultati positivi in meno della metà dei casi, gli altri continuano a dover fare purtroppo i conti con ipoacusia e acufeni».
Ultimo aggiornamento: Martedì 30 Marzo 2021, 18:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA