Scuola, dal Cts via libera ai tamponi rapidi per screening. E Merkel elogia l'Italia
Covid, Vaia (Spallanzani): «Test salivare nelle scuole del Lazio, da lunedì parte la sperimentazione»
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Dopodiché, non appena ne saranno disponibili in quantità adeguata (il Commissario Domenico Arcuri ha già fatto partire una richiesta pubblica di offerta per la fornitura di 5 milioni di unità che si chiuderà l’8 ottobre) gli antigenci, vero nome di questa tipologia di tamponi, verranno quindi impiegati in tutti gli istituti scolastici italiani ma solo «ai fini esclusivi di screening». Vale a dire che, nel caso in cui si sospetti la positività al Covid di uno studente, si potranno testare nel giro di 20-30 minuti tutti i contatti stretti da lui tenuti (ad esempio un’intera classe). Qualora il test rapido dovesse dare esito positivo però, bisognerà sottoporsi al tampone molecolare per avere la diagnosi definitiva. A fronte di una minore invasitività e di una maggiore rapidità gli esami antigenici sono infatti considerati meno affidabili. A cambiare, oltre alle modalità di reperire il campione salivare, è il modo di individuare il virus.
Mentre i test rapidi cercano le proteine dello stesso (gli antigeni appunto) i tamponi “tradizionali” cercano delle porzioni del genoma virale dando risultati il più delle volte insindacabili.
TAMPONI
Questi ultimi però. come temuto da molti, se eseguiti più volte potrebbero finire con il danneggiare fisicamente e psicologicamente i bambini. In effetti si tratta di un esame piuttosto fastidioso che, più che altro, potrebbe far paura ai più piccoli: una sorta di lungo “cotton fioc” viene inserito nelle narici e un altro in gola, andando più in fondo possibile. Tuttavia, se eseguito in modo corretto, non ci sarebbe alcun effetto collaterale. «I bambini non corrono alcun rischio particolare se la procedura viene eseguita correttamente», spiega Giuseppe Mele, presidente della Società italiana medici pediatri (Simpe) e consulente dei corsi di formazione per Consulcesi. «I test vengono eseguiti da personale specializzato - continua l’esperto - per cui non bisogna temere nulla». O almeno nulla di serio. I pericoli della procedura, secondo il pediatra, non sarebbero poi tanto diversi da quelli di un vaccino: «Ad esempio, quando si effettua un vaccino c’è il pericolo che si rompa l’ago o che l’iniezione possa provocare reazione e scatenare ad esempio un leggero malessere o un’influenza, ma il beneficio per il bambino e per la comunità rappresenta sicuramente un vantaggio maggiore». Per il pediatra, quindi, non bisogna perdere di vista l’obiettivo. «Cioè - conclude - quello di avere un’istantanea della diffusione del virus in modo da poter adeguare le contromisure».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Settembre 2020, 14:07
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