Chiosco bruciato a Ostia, manomessi gli idranti: l'ombra del racket sull'incendio del Mecs village

Su tutto l’ombra della criminalità emergente che, alla vigilia della stagione estiva, in uno scenario più ampio di ridefinizione delle assegnazioni di chioschi e stabilimenti nei 14 chilometri di costa da Ostia a Torvajanica, si fa sentire forte

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di Alessia Marani

Un disegno criminoso, fatto di intimidazioni e minacce, lo stesso che sul litorale si ripete da oltre vent’anni: il fuoco innescato per ribadire una presenza o marchiare il territorio. Il rischio ora, dopo l’incendio di domenica al Mecs Village, è che la gara per l’assegnazione dei chioschi di Capocotta sul mare di Roma possa andare deserta o i candidati subire pressioni per rinunciare. Su tutto l’ombra della criminalità emergente che, alla vigilia della stagione estiva, in uno scenario più ampio di ridefinizione delle assegnazioni di chioschi e stabilimenti nei 14 chilometri di costa da Ostia a Torvajanica, si fa sentire forte. Come a dire: noi ci siamo e non mancheremo di esserci ogni qualvolta si prenderanno delle decisioni. 


IL RAID


Che le fiamme che hanno divorato il Mecs Village, del resto, siano di origine dolosa per gli inquirenti è poco meno di una certezza: pioveva, la struttura era abbandonata, non c’era erogazione di energia elettrica. E il fatto che le squadre dei vigili del fuoco abbiano dovuto fare su e giù per la via Litoranea, perdendo minuti preziosi per spegnere il rogo, alla ricerca di idranti da cui approvvigionarsi d’acqua, probabilmente, ne è la riprova: quelli più vicini erano tutti non funzionanti o manomessi. 
Chi ha agito, un obiettivo sicuro, intanto, lo ha conseguito: dall’elenco dei chioschi da affidare in gestione per l’estate 2024 e la cui pubblicazione era prevista, appunto, per ieri (una casualità a dir poco sospetta), il Campidoglio ha dovuto depennare all’ultimo minuto proprio il Mecs. Erano 24 anni esatti che su Capocotta non veniva rifatto un bando. Cinque i chioschi da assegnare: uno, il Settimo Cielo poiché inagibile, era già stato eliminato dalla lista e ora neanche più il Mecs.
Ma se si guarda oltre, ai Cancelli di Castelporziano, alle spiagge libere di Ostia Centro e a quelle di Ponente e allo scenario tutto nuovo che si aprirà quando anche gli stabilimenti dovranno andare a gara europea, allora il futuro non così lontano per il mare di Roma appare segnato da bandi e ricorsi, da autorizzazioni chieste o negate, in un dedalo di competenze spezzettate tra enti, uffici e Demanio per il rilascio delle concessioni (ristorazione, salvamento, pulizia...).

Figuriamoci, è il teorema degli investigatori, se in quest’affare multimilionario anche le mafie non vorranno dire la loro. A modo loro. Sul Mecs indagano i carabinieri.


LA REAZIONE


Sabina Alfonsi, assessora al Dipartimento Tutela Ambientale, è decisa a non arretrare nemmeno di un centimetro: «Per Capocotta aspettiamo, al contrario, una partecipazione convinta soprattutto da chi ha a cuore la salvaguardia e la valorizzazione della duna costiera, sensibilità che gode di un punteggio ulteriore nell’aggiudicazione. Come ha dichiarato già il sindaco Gualtieri - afferma - noi andiamo avanti per la nostra strada. Con questo atto restituiamo trasparenza, chiarezza e legalità alla gestione dei chioschi di Capocotta». Nel ‘97 l’allora sindaco Francesco Rutelli inaugurando i chioschi del Campidoglio, dopo avere detto addio ai vecchi “capocottari”, usò più o meno parole simili: «Diamo un taglio alle polemiche, agli attentati e alle intimidazioni per riconsegnare la spiaggia ai romani». Nel 2000 l’unico bando, poi niente, solo proroghe. Dopo un quarto di secolo ci risiamo.
«Il Mecs era già stato bruciato, sequestrato e da poco dissequestrato - dice Andrea Bozzi, consigliere del X Municipio - avevamo chiesto una vigilanza per quella struttura e per le altre. Era prevedibile». Per domani mattina era stata già fissata la riunione della commissione speciale litorale e territorio in X Municipio, con i delegati comunali competenti sulle spiagge. «Si sta mettendo ordine finalmente - spiega Valentina Scarfagna, presidente Commissione Ambiente del X - ma dopo il rogo del Mecs ora il timore è che una mano di potere che magari può avere anche altri interessi sul litorale romano voglia fare sentire la sua voce. Il raid al chiosco come segnale più ampio di potere».


Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Marzo 2024, 00:25
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