Roma, voragine alla Balduina, in sette verso il processo: «Disastro colposo»

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di Adelaide Pierucci
Uno squarcio che si apre all'improvviso e inghiotte la strada e sei auto parcheggiate. Ci sono lavori progettati e effettuati male, almeno secondo la procura, dietro al crollo che il 14 febbraio dell'anno scorso ha fatto sfiorare una strage alla Balduina. Colpa di una paratia inadeguata fatta di piloni insufficienti che si sono rivelati anche corti o con poco calcestruzzo. Eccolo lo scenario alla base della voragine. A conclusione di un anno a mezzo di accertamenti il pm Mario Dovinola e il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia hanno completato le indagini su sette indagati, atto che prelude la richiesta di un processo. A ritrovarsi la contestazione del reato di disastro colposo Luca Cieri, Giorgio Tamburini, Luigi Lauri, Cristiano Chirumbolo, Mauro Ungari, Amerigo Colagrossi e Alessandro Ressa, tecnici e addetti ai lavori di tre ditte impegnate nei lavori. «Agendo in cooperazione colposa fra loro», hanno scritto i magistrati, «causavano il crollo della paratia di pali in cemento armato prospicente in via Andronico e di parte della strada, crollo che coinvolgeva diverse autovetture e dava causa allo sgombero dei condomini della via stessa. Con pericolo per la pubblica incolumità». In particolare, per gli inquirenti, i sette indagati avrebbero agito con negligenza e imperizia, oltre che imprudenza, perché, «già in fase di progettazione, la capacità dell'opera di sostegno era inferiore alla domanda di resistenza richiesta per il sostegno della strada e del carico sovrastante».

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LO SCAVO
Non solo ci sarebbero alla base anche «violazioni in fase realizzativa in quanto i pali previsti nel contratto stipulato dal committente con l'appaltatore non venivano realizzati tutti e non erano della stessa lunghezza». Alcuni pali non avrebbero «raggiunto il fondo scavo, tra questi il sesto e il nono, con conseguente riduzione della capacità portante». «Altri invece una interruzione del getto di calcestruzzo». Nel mirino in particolare la società Ecolattanzio. A Luca Cieri amministratore e socio della Srl viene contestato «di aver commissionato un'opera che presentava carenze progettativo strutturali» e di «non vigilare sulle carenze in fase realizzativa». All'architetto Luigi Lauri, indicato quale figura di riferimento dal committente nei contratti stipulati dalla Ecolattanzio srl con la Ungari Srl, appaltatore della palificata, «ometteva di effettuare i controlli». Stessa accusa rivolta a Giorgio Maria Tamburini in qualità di direttore dei lavori impiegato, però, solo nell'ultimo mese. Anche l'imprenditore Mauro Ungari, responsabile tecnico della Ungari Srl, appaltatrice dei lavori, secondo i magistrati avrebbe la sua fetta di responsabilità «perché realizzava un'opera carente strutturalmente e con vizi esecutivi».
 
 

Come il coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione, Tiziano Chirumbolo, che avrebbe «omesso di effettuare i controlli». Nella lista dei tecnici indagati anche Amerigo Colagrossi, legale rappresentante della Edilitalia Srl, incaricata dalla Ecolattanzio dello sbancamento del terreno. Sbancamento «realizzato senza verificare previamente la tenuta della paratia». Ad Alessandro Ressa, in qualità di progettista strutturale del complesso edilizio e della palificata prospicente via Andronico, viene contestato di aver presentato al Genio Civile il giorno prima dell'apertura della voragine, «un progetto esecutivo che prevedeva la realizzazione di solai a contrasto man mano che veniva eseguito lo sbancamento del terreno». Ma «la palificata era stata già realizzata con una struttura del tutto diversa, e con i vizi ricostruiti in indagine». La sua colpa quindi «non averne impedito la realizzazione».
Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Settembre 2019, 09:32
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