Quando si dice, una fuga dalla città. Turisti che disertano le meraviglie dell’antica Roma (e quelli che riescono a venire però restano appena due giorni). Alberghi che chiudono i battenti (solo tre su dieci riescono ad aprire). E i tour delle guide turistiche abilitate praticamente azzerati, soprattutto quelli legati alle lingue orientali e al fronte americano-australiano. Il turismo romano piange lacrime amare, nel vero senso della parola. Si ritrova ad essere uno dei settori che più sta scontando il tracollo economico, falcidiato dalla crisi dell’emergenza Covid a livello internazionale.
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LO STUDIO
Gli ultimi dati lo dimostrano, evidenziando anche alcuni aspetti inediti, come emerge dallo studio del Convention Bureau Roma e Lazio (il CBReL)illustrato dal suo presidente Stefano Fiori. Guardando ad un’ottima annata come il 2019, le stime sono impietose. Complessivamente si è registrato dall’uscita dal primo lockdown di maggio scorso, un calo del - 77 per cento sul fronte degli arrivi a Roma e nel Lazio, con un picco del - 84 per cento nel solo mese di settembre, che è notoriamente considerato sempre come fase di alta stagione turistica. Nel dettaglio, è crollato il turismo internazionale (gli stranieri sono stati - 92 per cento, a fronte del 66 per cento in meno dalle regioni italiane). Lo scorso anno, chiaramente con altri volumi, la percentuale era opposta: 70 per cento sono stati visitatori stranieri, mentre il 30 per cento era caratterizzato da italiani. Un amaro bilancio per il Convention Bureau Roma e Lazio, che ricorda come il settore del turismo nella nostra regione produce «Pil tra il 10 e il 13%». Un dato che colpisce è quello relativo al tempo di permanenza.
“MORDI E FUGGI”
Lo spettro del turismo mordi e fuggi sembra aleggiare ancora di più sulla Città eterna.
«Stessa cosa per il portoghese e spagnolo legato ai turisti del Sud-America, calati del cento per cento», continua l’analisi di Isabella Ruggiero. «Si è riusciti a lavorare nel corso dell’estate in minima parte rispetto al 2019 solo con il tedesco, il francese e l’inglese europei, ma con perdite di lavoro complessivo di oltre il 95 per cento». «Solo con la lingua italiana si è potuto lavorare almeno fino al 5-10% rispetto al 2019. Insomma, su 3000 guide forse un centinaio avranno fatturato mille euro fino a settembre». La stessa presidente di Federagit Confesercenti, Francesca Duimich racconta: «Ho lavorato appena quattro mezze giornate fino a novembre». Dove? I tour che hanno “retto” sono stati quelli al Colosseo e ai Musei Vaticani.
Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Novembre 2020, 11:44
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