Virus, riaperture di parrucchieri e negozi: orari e distanze: ecco cosa non si potrà fare
«Chiediamo la decontribuzione per i dipendenti altrimenti dovremo licenziare: insieme a loro abbiamo costruito imprese forti: piuttosto che cassa integrazione o reddito di cittadinanza presumo che sarà meglio finanziare le imprese, chiediamo un aiuto sui finanziamenti bancari, ci sono degli intoppi, e poi chiediamo un supporto per la sanificazione dei negozi: non sappiamo come operarla: si rischia di spendere centinaia di migliaia di euro senza sapere se si è eseguita bene. Infine: tenete aperte le Ztl perché i turisti non ci sono più e le persone devono poter entrare in centro», ha detto Raccah.
Quattro metri quadri per ogni cliente e menù digitali: le regole per i ristoranti
Proprio su questo fronte, lunedì l'Harry's bar di via Veneto non riaprirà. «Non credo di farcela con le nuove regole e poi la responsabilità civile e penale per i dipendenti, nel caso si ammalassero, è troppo alta e pesante». A dirlo è Pietro Lepore, che da 20 anni gestisce il locale noto nel mondo come il simbolo della Dolce Vita e tempio di cocktail e vip. È chiuso dal 10 marzo, per l'emergenza coronavirus. «Ho fatto le prove e all'interno tenendo la distanza di 4 metri fra i tavoli, potrei avere non più di 20 clienti, prima erano 90. Per fortuna ho lo spazio fuori, circa 60-70 posti. Forse si ridurranno a una quarantina ma qui i metri di distanza devono essere 2 e forse ci si può allargare un pò sul marciapiede», continua. A preoccuparlo di più è il nodo della responsabilità civile e penale per i lavoratori (ne ha in tutto 24, ora in cassa integrazione) e le spese fisse. «Stando chiuso e senza dipendenti, spendiamo 2000 euro al giorno tra affitto e bollette» e conclude: «Ho voglia di riaprire ma per ora non lo faccio, non ci sono le condizioni.
Vale la pena di non incassare e rischiare?».
Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Maggio 2020, 16:06
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