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Simioni - presidente, Ad e direttore generale in via Prenestina - lascia Atac con il bilancio 2019 in utile operativo di 8 milioni. Ma la sua successione dovrà essere effettuata in tempi brevi, perché il Cda di Atac deve ultimare gli ultimi passaggi per l'approvazione del consuntivo, prima di portarlo in assemblea e farlo approvare dagli organi di Roma Capitale.
A Palazzo Senatorio si guarda, al momento, a una semplice sostituzione nel Cda, mettendo Mottura - già commissario di Roma Metropolitane, al posto di Simioni. A completare (per ora) il consiglio gli attuali membri Cristiano Ceresatto e Angela Sansonetti.
Il successore di Simioni avrà un compito molto arduo: il crollo della bigliettazione nell'era Covid (200 milioni di euro la perdita stimato per tutto il 2020) costringere il nuovo presidente sia a presentare un piano industriale meno ambizioso sia - soprattutto - a dover ricontrattare con creditori e con il Tribunale di Roma nuove scadenze per il concordato, unico scudo per gestire un debito monster da 1,4 miliardi di euro e per evitare il fallimento.
Intanto la consigliera capitolina del Pd, Ilaria Piccolo, fa sapere: «Apprendiamo in queste ore, con forte preoccupazione, delle dimissioni da direttore generale e da presidente di Atac Paolo Simioni, desideroso evidentemente di trasferirsi al più presto in ENAV e lasciare l'azienda capitolina.
Una dipartita repentina e senza una successione, parrebbe non senza pretendere ulteriori premialità (non si comprende a quale titolo) per il lavoro svolto».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 10 Giugno 2020, 16:33
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