Nuovo piano per il salva-Atac: meno corse e più mezzi privati
CONTRATTO DI SERVIZIO
Middei e Guadalupi hanno dichiarato: «Il contratto di servizio non sta in equilibrio: noi auspichiamo un intervento statale, ma intanto abbiamo richiesto, tramite una nota inviata a Roma Capitale, la revisione del contratto. Una revisione legata alla temporaneità e al riequilibrio di tutte le risorse perse in questo periodo». Tradotto, si chiede all’azionista di erogare più fondi degli oltre 560 milioni che il Comune paga ogni anno per il servizio di trasporto pubblico. I due manager hanno anche ipotizzato una diversa ripartizione delle quote del sistema integrato dei biglietti, che però già garantisce a via Prenestina l’86 per cento degli incassi.
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Da Palazzo Senatorio prendono tempo. La giunta Raggi ha già fatto sapere informalmente ai vertici di via Prenestina che erogherà alla sua controllata tutte le risorse previste dal contratto di servizio, anche se a fine anno Atac avrà effettuato meno degli 86 milioni di chilometri (su 101 milioni totali) previsti come minimo nell’accordo.
Ma intanto fa pressioni sul governo per aumentare i fondi per risarcire le municipalizzate per la mancata bigliettazione. Se Palazzo Chigi non si mostrerà magnanima, a quel punto il Campidoglio deciderà se e come intervenire direttamente. Certo è che il prossimo presidente di Atac - l’uscente Paolo Simioni è atteso all’Enav, mentre per il futuro si fa il nome di Giovanni Mottura - dovrà presentare a breve un nuovo piano industriale con obiettivi di crescita molto cauti, non aumentando il chilometraggio (cioè le corse), tagliando i costi di gestione e trovando forme alternative di introiti. Per poi andare in Tribunale e chiedere di allungare di almeno un triennio le scadenze previste dal vecchio concordato preventivo. Altrimenti sarà il fallimento.
Ultimo aggiornamento: Martedì 2 Giugno 2020, 11:46
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