Aereo caduto a Nettuno, lo strazio per i nuotatori morti: «Li aspettavamo a casa»
Bortuzzo: «Gioele e Fabio mi scrivevano spesso per farmi coraggio. Erano nati per gareggiare»
LE IPOTESI
La procura di Velletri ha aperto un fascicolo sull’accaduto: si procede per omicidio colposo contro ignoti. Il guasto tecnico è la causa più accredita, tra quelle al vaglio degli investigatori. Le due giovani promesse del nuoto italiano erano a bordo dell’ultraleggero biposto P9s Tecnam, pilotato da Rossetti, precipitato dopo il decollo dalla pista dell’aviosuperficie Crazy Fly nella zona delle Grugnole alla periferia sud di Nettuno. Gli ispettori dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) e quelli dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC) intervenuti sul luogo dell’incidente, nelle campagne di Nettuno, hanno infatti accertato che c’erano tutti i pezzi dell’aereo andato distrutto subito dopo l’impatto dalle fiamme che hanno avvolto e non hanno dato scampo ai due sfortunati ragazzi. «Il fatto che nella caduta l’ultraleggero non abbia perso alcun pezzo – spiegano dagli uffici del comando carabinieri della Compagnia di Anzio intervenuti i primi rilevi sul luogo dell’incidente insieme ai vigili del fuoco. – lascia pensare che sia stato un problema improvviso al motore a causare la perdita di quota repentina e lo schianto dell’ultraleggero».
Il biposto P9s Tecnam ad ala alta era custodito in uno degli hangar dell’aviosuperficie Cray Flay delle Grugnole.
L’area dell’impatto è ancora sotto sequestro, mentre i resti del piccolo aereo sono stati trasferiti in un deposito di Nettuno. È intenzione della Procura delle Repubblica di Velletri incaricare uno o più periti di esaminare i resti dell’ultraleggero per accertare cosa non abbia funzionato all’improvviso, tanto da impedire a Giole Rossetti di tentare un atterraggio di emergenza. La tragedia si è consumata infatti in pochi secondi, non appena l’ultraleggero ha staccato dalla pista. Un errore umano, un cedimento strutturale dell’aereo o una manutenzione approssimativa? Su questo dovranno far luce gli investigatori. Domenica sera, il papà di Fabio Lombini ha raggiunto Ostia per riprendere gli abiti che il figlio aveva lasciato nella foresteria del polo natatorio della Federazione nuoto dove il promettente nuotatore ventiduenne avrebbe dovuto partecipare ad un raduno collegiale della nazionale di quindici giorni, fino alla metà di giugno. «Era un ragazzo curioso e pieno di entusiasmo», conclude Beatrice. L’ultimo contatto con Fabio sabato sera: parole d’amore in un messaggio. Resteranno per sempre.
Ultimo aggiornamento: Martedì 2 Giugno 2020, 11:45
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