Sanatoria edilizia, a Roma aspettano in 17mila. Il presidente dell’Ordine dei geometri: «La proposta tocca gli abusi di necessità»

La modifica regionale di 20 anni fa strinse le maglie della norma nazionale

Sanatoria edilizia, a Roma aspettano in 17mila. Il presidente dell’Ordine dei geometri: «La proposta tocca gli abusi di necessità»

Nel Lazio delle 74mila domande di condono inevase per la sanatoria 326/2003 (quella approvata dal Governo Berlusconi II), sono 46mila quelle che rientrerebbero nel nuovo provvedimento regionale che va a cancellare l’altra norma del 2004 che, in pratica, prevedeva l’inefficacia della domanda di condono nelle zone sottoposte a un vincolo. Diciassettemila sarebbero solo quelli della Capitale. In totale, se dovesse passare la norma, ci sarebbero 27 milioni di euro in più nelle casse dei Comuni che riceverebbero così gli oneri derivati dal condono. La maggior parte delle 46 mila pratiche provengono da privati che hanno già versato otto milioni di euro e che, altrimenti, i Comuni dovrebbero dare indietro.

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CHI COINVOLGE

«Principalmente si tratta di quell’abuso definito “di necessità”, del padre di famiglia che lo ha commesso per creare quella stanza in più o quel vano necessario per aiutare i figli - spiega Antonio Scaglione, presidente del collegio dei geometri e dei geometri laureati di Roma - è una disposizione che riguarda, per esempio, la chiusura di un portico per farla diventare una stanza, la chiusura di una veranda, ma anche di un cambio di destinazione d’uso, quindi di una superficie residenziale, che magari era diventata cantina, che poi si è trasformata in abitazione». «Noi siamo a favore di questa operazione, anche perché si darebbe modo a migliaia di pratiche, finalmente, di essere evase da parte dell’amministrazione. C’è chi parla di un nuovo condono, ma di fatto si tratta di una modifica di una norma che aveva reso le maglie della legge molto più strette».

Quindi, momentaneamente non ci sono le condizioni per presentare una domanda di condono tutta nuova.

Solo con una legge nazionale anche i cittadini del Lazio possono tornare a fare i conti con nuovi abusi commessi dal 2004 in poi. Su questa ipotesi i geometri - come, del resto, anche altri professionisti - sono disponibili a parlare con le istituzioni. «Siamo certamente convinti su una riapertura dei termini di un condono in grado di sanare tutte quelle piccole difformità che rendono poi commercializzabile un immobile - prosegue Scaglione - Oggi, per esempio, è prevista una tolleranza del 2% tra il progetto e la reale opera. Si tratta di una tolleranza troppo restrittiva anche perché il patrimonio edilizio italiano è troppo datato. Avere una tolleranza più ampia per regolarizzare le errate rappresentazioni risolverebbe tanti problemi a tante famiglie». La questione sanatoria, poi, potrebbe anche aprire a una nuova possibilità: quella di far fare a tutte le case (appartamenti o villini, a questo punto, poco importa), il fascicolo di fabbricato. Si tratta della carta d’identità dell’immobile che certifica anche il suo “stato di salute”. «È un documento che può aiutare molto anche per eventuali necessari interventi legati alla sicurezza, non solo per dare una garanzia in più a chi acquista e che poi invece si trova davanti a risolvere problematiche che ha ereditato - aggiunge il presidente del Collegio dei geometri della Capitale - Di certo una proposta del genere come una nuova sanatoria in grado di aiutare le famiglie a risolvere le difformità immobiliari può spingere a far fare il fascicolo di fabbricato. E, dunque, migliorare la qualità del patrimonio delle case della Regione». Tre sono le sanatorie fatte in Italia: una del 1985, le altre due del 1994 e del 2003. Ebbene, di tutte queste tre richieste di sanatorie ce ne sarebbero ancora 213mila richieste da evadere solo nell’area della Capitale.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Maggio 2024, 07:00
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